I diritti dei turisti, la recinzione della città, le milizie del sindaco

Paola Somma

Una legge del 2018 ha autorizzato il comune di Venezia a imporre il pagamento di un biglietto, dal costo massimo di dieci euro, per l’ingresso in città, lasciando allo stesso comune la facoltà di decidere le concrete modalità di attuazione del provvedimento.

Il progetto di installare una serie di tornelli alle “porte” è stato per il momento accantonato dalla giunta comunale, che ha però approvato un regolamento che prevede l’obbligo del biglietto per i turisti che non pernottano in una struttura ricettiva o non sono proprietari di una casa a Venezia, e per chi non verrà segnalato come proprio ospite da un residente, che dovrà però inserirne i nomi in un’apposita piattaforma digitale. “Basta visite a sorpresa di parenti e amici, i residenti dovranno denunciarli” (“Corriere del Veneto”, 31 agosto 2022).

L’amministrazione comunale non ha mai consultato la cittadinanza, ma si è premurata di sentire le categorie economiche dei cui interessi è espressione e che considerano la città come cosa loro. Non a caso la scelta di non porre limiti al numero di turisti, ma di filtrarli in base alla capacità di spesa, è quella preferita dagli albergatori che reclamano il diritto dei loro clienti a visitare la città senza essere infastiditi da orde di turisti straccioni e dalle associazioni degli esercenti, che “comprendono i disagi dei residenti e li ringraziano per la pazienza”, ma invitano a non “penalizzare le tante imprese che hanno sofferto per la pandemia e per le quali il contingentamento sarebbe il colpo di grazia”.

È quindi evidente che il balzello sarà ininfluente ai fini della cosiddetta regolazione dei flussi turistici, ma servirà solo a rastrellare un po’ di denaro dagli escursionisti di “bassa qualità”, che devono essere penalizzati perché non abbastanza “spendenti”.

Venezia “non ha bisogno di turismo becero”, ha dichiarato l’assessore Simone Venturini, che sta preparando una massiccia campagna pubblicitaria per divulgare a livello internazionale l’entrata in vigore della “rivoluzionaria iniziativa, che siamo la prima città al mondo ad adottare”, ed i suoi benefici per i turisti ai quali “vogliamo garantire la migliore qualità della visita e fare in modo che la città sia in grado di dare ai visitatori i servizi di cui hanno bisogno”. A questo scopo il comune utilizzerà i fondi (un milione e duecentomila euro) ottenuti dai ministeri del Turismo e dell’Economia che hanno stanziato sette milioni a favore di iniziative dei comuni “a vocazione turistico culturale nei cui territori sono ubicati siti Unesco” che dimostrino di aver aumentato il numero di turisti del 5% rispetto al 2019 (“Corriere del Veneto”, 28 luglio 2022).

La creazione di una sorta di cinta daziaria elettronica, attraverso i cui varchi potranno passare senza pagare pedaggio solo coloro disposti a fare acquisti costosi nella città di fatto equiparata a un duty free di lusso, non è finalizzata a diminuire il sovraffollamento turistico, ma non è inutile. L’obbligo di dotarsi di un QR per dimostrare di essere “in regola” si tradurrà, infatti, in un efficace strumento per imporre ulteriori vessazioni ai residenti, che saranno costretti a provare il loro diritto a circolare in città, esibendo i documenti ai vigilantes che l’amministrazione si accinge ad arruolare e sguinzagliare per le strade. A questo scopo, lo scorso agosto, ha lanciato un bando (valore dell’appalto due milioni di euro) per selezionare nove “squadre” che verranno addestrate per stanare i turisti senza fissa dimora. In caso di mancata esibizione di un titolo di esenzione scatterà una multa da cinquanta a trecento euro, ma ai residenti “basterà con un po’ di pazienza tirare fuori un documento e via” (“Il Gazzettino”, 3 luglio 2022).

Gruppi di cittadini e consiglieri di opposizione si sono mobilitati contro l’entrata in vigore del provvedimento le cui palesi violazioni alle libertà personali hanno indotto il Garante della privacy ad aprire un’istruttoria, ma la giunta comunale non sembra affatto preoccupata. Da tempo, del resto, il problema della compatibilità di una vita normale con lo sfruttamento turistico di Venezia è stato risolto con l’eliminazione degli abitanti. Potenziali motivi di conflitto riguardano, semmai, solo i diversi segmenti della filiera turistica – albergatori contro affittacamere, negozi di lusso contro venditori di paccottiglia – tutti d’accordo, però, dopo quella da loro stessi definita “una stagione strepitosa”, nel chiedere sgravi fiscali, ristori per le bollette e diritto all’occupazione indiscriminata di suolo pubblico.

Anche la stampa nazionale ha dato notizie sul ticket d’ingresso a Venezia, con commenti per lo più mirati ad evidenziarne la potenziale efficacia ai fini della tutela della “fragile città museo”. Minore preoccupazione, invece, ha suscitato il fatto che l’imposizione di limiti alla libera circolazione degli abitanti non è solo una questione locale, ma il segnale di una strisciante militarizzazione delle città, di cui l’amministrazione comunale è paladina e per il cui raggiungimento usa strumenti diversi nelle diverse parti della città.

Così, a Mestre reclama l’invio dell’esercito contro i senza tetto “sbandati”, mentre a Venezia crea “zone rosse” non solo per proteggere le esibizioni dei potenti del G 20, ma in occasione di tutti gli eventi che richiamano grandi masse di turisti. Durante l’ultima Mostra del Cinema ad esempio, i residenti nei dintorni delle relative location sono stati obbligati ad esibire i documenti e a svuotare le borse uscendo e rientrando a casa propria, e a chi protestava, l’assessore ha risposto con disprezzo “compratevi una casa in un’isola deserta!”

E la notte della festa del Redentore si è svolta la “prova generale di accesso regolamentato con prenotazione obbligatoria ed esibizione di QR”. La città è stata divisa in settori con ingressi controllati dagli “steward” assoldati dal comune i quali, fra le loro prodezze, hanno impedito ad alcuni anziani della Giudecca di entrare nella chiesa del Redentore, perché privi di QR.

A giudizio delle autorità, l’esperimento è perfettamente riuscito. “Splendido risultato”, ha detto il sindaco Brugnaro; “la città ha ritrovato la gioia di stare insieme”, ha chiosato il ministro Brunetta.


Fotografia di Mike Palmer da Pixabay.

 

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