Paola Somma
Si è saputo, pochi giorni fa, che il comune di Rotterdam non consentirà a Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo, di smontare il ponte De Hef per portare in mare aperto la sua nuova barca a vela (ammesso si possa chiamare barca un oggetto lungo 127 metri, alto 40 e costato430 milioni di dollari). Il ponte, originariamente costruito nel 1878, venne pesantemente bombardato dai nazisti nel 1940 e fu la prima infrastruttura di Rotterdam a essere ricostruita dopo la guerra. Ora è monumento nazionale.
In un primo momento, il comune aveva dato la sua autorizzazione, ma le assicurazioni del sindaco che Bezos avrebbe pagato tutte le spese dell’intervento e avrebbe ripristinato lo stato del manufatto – un tempo parte della linea ferroviaria Breda/ Rotterdam ma dismesso dal 1993 – subito dopo il transito della barca, non hanno impedito a molti cittadini di protestare finché il comune ha revocato i permessi.
Interessante la versione del New York Times che, per spiegare la vicenda ha usato l’argomento che, a differenza degli americani, i frugali olandesi, a causa della loro eredità culturale calvinista, non amano l’ostentazione della ricchezza. Nessun cenno, invece, alle parole di Tom Wesseink, rappresentante della società storica di Rotterdam, che ha semplicemente detto “esistono dei limiti a quello che per il profitto si fa al nostro patrimonio”.
Rotterdam si rifiuta di smontare il ponte per far passare lo yacht di Jeff Bezos: “I soldi non comprano il diritto a smontare un monumento nazionale”
Redazione del Fatto Quotidiano | fattoquotidiano.it | 1 agosto 2022
Non tutto si può avere con i soldi. È la lezione che la città di Rotterdam, nei Paesi Bassi, ha dato a Jeff Bezos. L’amministrazione locale ha infatti respinto la richiesta della società navale Oceanco di smontare lo storico ponte De Hef per consentire il passaggio del nuovissimo megayacht del fondatore di Amazon. Si tratta della barca a vela attualmente più grande al mondo, un’imbarcazione da 430 milioni di dollari, lunga 127 metri e alta 40 metri, che è stata costruita in un cantiere collocato in mare aperto e ora non si sa come consegnarla al suo proprietario, l’uomo – neanche a dirlo – più ricco del mondo.
Ma andiamo con ordine: tutto è iniziato lo scorso febbraio, quando l’Oceanco ha inviato all’amministrazione la richiesta di smontare una parte del ponte De Hef per far passare il super yacht. Appena si è diffusa la notizia che la barca era stata voluta da Bezos, però, è scoppiata la polemica, con i cittadini che si sono mobiliati in proteste per impedirne il passaggio nel centro di Rotterdam: “I soldi possono comprare il diritto a smontare un monumento nazionale?”, sostenevano. Pur non venendo più utilizzato, infatti, il ponte è considerato dai residenti come un vero e proprio monumento nazionale, ecco perché si sono opposti al suo smontaggio. L’operazione pensata dalla Oceanco, per la quale avrebbe coperto tutti i costi, aveva previsto infatti di togliere la struttura orizzontale che collega le due torri di acciaio.
Vista le critiche dei cittadini, l’amministrazione di Rotterdam – che inizialmente era pronta ad acconsentire alla richiesta – ha dovuto fare dietrofront e negare il permesso all’operazione: “C’è un principio in gioco – ha detto al New York Times uno degli oppositori -. Cosa puoi comprare se hai denaro illimitato? Riesci a piegare ogni regola? Puoi smontare i monumenti?”. “Noi pensiamo che i ricchi non si comportino normalmente – ha affermato Ellen Verkoelen, membro del consiglio comunale -. Qui in Olanda non crediamo che tutti possano essere ricchi come fanno le persone in America, dove il cielo è il limite. Pensiamo ‘Sii nella media’. Questo è abbastanza buono”.
“Alla fine di giugno, il vicesindaco della città ha riferito che Oceanco aveva ritirato la sua richiesta di smantellare l’Hef, un ritiro che è stato descritto come una vittoria delle masse su un miliardario, sebbene fosse molto di più – si legge quindi sul Nyt -. È stata un’opportunità per vedere i valori olandesi e americani in uno scontro frontale e infuocato. Più conosci i Paesi Bassi, con la loro preferenza per la modestia rispetto alla stravaganza, per la comunità rispetto all’individuo, per adattarsi piuttosto che distinguersi, più sembra che questo scaramuccia sia stata sceneggiata da qualcuno il cui obiettivo era portare le persone di qui fuori di testa”. Insomma, il megayacht è talmente grande che rischia adesso di restare bloccato nel cantiere navale. Almeno finché non si troverà una soluzione alternativa per “liberarlo”.
Fotografia di copertina da Wikimedia Commons, fotografia nel testo da picryl.com.
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