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diritto alla città Firenze lavoro Manlio Lilli musei paesaggio patrimonio culturale Tomaso Montanari tutela Venezia

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«Aveva ragione Zanzotto: non bisogna stancarsi di denunciare lo sterminio dei campi. Fermare il cemento, invece che benedirlo, sarebbe stata una buona idea».
Libri per raccontare delle storie puntuali, come succede per 𝘐𝘭 𝘤𝘰𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘔𝘢𝘪𝘮𝘰𝘯𝘪𝘥𝘦 o 𝘓𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘮𝘰𝘥𝘦. Ma anche per parlare di un contesto più largo e doloroso: la morte di un'intera città: l'agonia, la sottrazione di Venezia, con 𝘗𝘳𝘪𝘷𝘢𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘝𝘦𝘯𝘦𝘻𝘪𝘢. E poi per dare strumenti di metodo e di pensiero, come nel caso di 𝘋𝘦𝘤𝘰𝘭𝘰𝘯𝘪𝘻𝘻𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘢𝘵𝘳𝘪𝘮𝘰𝘯𝘪𝘰.
«Le autorizzazioni dovrebbero riguardare le attività e non la superficie demaniale delle spiagge. “L’idea del mare come merce va superata, ci vuole un salto culturale. Dobbiamo recuperare il rapporto con il mare senza la mediazione economica. Le spiagge, di fatto privatizzate con le proroghe delle concessioni, devono tornare pubbliche"».
I libri della collana 𝘈𝘯𝘵𝘪𝘱𝘢𝘵𝘳𝘪𝘮𝘰𝘯𝘪𝘰 sono al Salone del Libro di Torino! Vi aspettano allo stand di Castelvecchi (Q115, Padiglione 3)
«Che cosa vuol dire raccontare il patrimonio culturale tenendo conto della storia, ma anche del nostro sguardo plurale e diverso di oggi? Sono domande che ci dobbiamo fare, perché sennò il patrimonio che noi vogliamo tramandare sarà muto o peggio sarà un nemico per i nostri stessi ragazzi e per il resto del mondo».
«Se quegli spazi di volontariato diventano fondamentali, o molto utili, per trovare lavoro o costruirsi un curriculum, determinati impieghi divengono appannaggio esclusivo di alcuni ceti, o comunque di chi è disposto o nella possibilità di concedere gratuitamente tempo e competenze. Non è un caso che i padri costituenti avessero specificato che gli stipendi siano commisurati alla qualità e quantità del lavoro prestato (articolo 36)».
«Questo è il bivio: un patrimonio che conferma le narrazioni, lo storytelling del potere, o un patrimonio che nelle mani di chi è senza potere, ma ha conoscenza, può invece davvero cambiare le cose. Io credo che questo sia un libro che serve a mettere nelle mani di chi vuol cambiare il potere del sapere, che è l'unico che permette di cambiare davvero».
«Non è accettabile che si speculi in questo modo su chi lavora nel settore culturale. Non è ammissibile che la mostra più importante dell’anno sia tenuta in piedi da operatori che lavorano con salari molto al di sotto della soglia di povertà».
«Nel frattempo, abbonda nelle bocche di esponenti politici regionali e locali la retorica di Mont’e Prama quale sito "miniera", suscettibile di creare nell’isola un indotto turistico senza precedenti. Come se i "giganti" nuragici, testimonial involontari di interessi economici e personalistici, potessero – a queste condizioni – mettere fine al disastro culturale in atto».

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