Rinascimento veneziano

Paola Somma

È il giorno della restituzione» (“il Gazzettino”), Erano cinquecento anni che i veneziani aspettavano questo momento (“Corriere del Veneto”) sono due titoli che bene sintetizzano i toni con cui è stato propagandato lo spettacolare evento organizzato da Generali lo scorso 8 aprile, per presentare al mondo la compiuta ristrutturazione delle Procuratie Vecchie in piazza san Marco, e che è stato da molti paragonato ad una cerimonia di stato. Tre ministri – cultura, turismo e pubblica amministrazione – hanno partecipato di persona, mentre messaggi di plauso sono stati inviati da Paolo Gentiloni e Ursula von der Leyden, che non ha potuto intervenire, perché impegnata a manifestare “la sua vicinanza alle sofferenze del popolo ucraino”. Il presidente della Repubblica non era presente, ma dal suo entourage hanno assicurato che verrà.

La parata delle autorità istituzionali e dei vertici del potere economico, sbarcati sulla Riva dei Giardini Reali, dove sono stati salutati con l’alzaremi dei gondolieri vestiti con i colori di Generali, si è snodata attraverso i giardini ed il ponte levatoio che li connette alla piazza, appositamente abbassato per il loro passaggio, per concludersi davanti all’ingresso delle Procuratie, addobbate con arazzi celebrativi dei proprietari. Ad attenderli c’era il sindaco Luigi Brugnaro che ha detto: “vedere tutti questi ministri qui è qualcosa di straordinario, significa che la città si è rimessa in moto”.

Anche Philippe Donnet, amministratore delegato di Generali, ha parlato di “momento storico sia per la comunità locale che per quella internazionale” ed ha rivendicato la bontà del suo progetto di trasformazione dell’area marciana, grazie al quale “con il restauro dei giardini abbiamo riportato la vita vegetale … con le Procuratie restituiamo alla città un’attività umana che nulla ha a che fare con il turismo”.

Strana affermazione questa, se si considera che solo il primo piano dell’edificio verrà usato come sede di rappresentanza della società assicurativa. Il secondo piano sarà affittato a organizzazioni culturali per simposi e mostre e già dalla prossima settimana ospiterà due eventi della Biennale d’Arte: il padiglione dell’Azerbaigian e una grande esposizione delle opere di Louise Nevelson. Non si sa, invece, che fine abbiano fatto gli accordi con Ermitage Italia “centro di studi e ricerche sull’arte italiana e sui rapporti artistici e culturali tra Russia e Italia” la cui sede, aveva detto Brugnaro nel 2018, “Venezia è onorata di ospitare” nelle Procuratie. Negli spazi del terzo piano infine, non utilizzabili prima della ristrutturazione, è stato realizzato un grande auditorium con duecentotrenta posti, che potrà essere affittato per congressi ed eventi musicali della Fenice e del Conservatorio, nonché una serie di locali per co-working, un caffè Illy e la sede della fondazione The Human Safety Net.

Creata da Generali nel 2017, con l’obiettivo di far “evolvere il concetto di filantropia tradizionale” dalla mera assistenza alla promozione dello “sviluppo del potenziale umano”, la fondazione intende aiutare “i bambini da zero a sei anni ed i rifugiati” offrendo loro “percorsi di scolarità e inserimento professionale”. Secondo i comunicati di Generali, ripresi testualmente da tutti i commentatori, la fondazione “recupera parte della missione originaria dei Procuratori della Serenissima di aiutare i più deboli della società”.

Per il ministro Renato Brunetta è addirittura “il simbolo di come sta cambiando il capitalismo … siamo passati da un capitalismo competitivo, necessariamente egoistico, ad un capitalismo solidaristico, inclusivo”. La dichiarazione di Brunetta è solo uno dei tanti esempi del linguaggio distorto e ingannevole con il quale autorità e libera stampa hanno raccontato la cerimonia ed i vari passaggi amministrativi che l’hanno preceduta, e nei cui resoconti i termini che più ricorrono sono restituzione e riapertura.

Secondo il dizionario, restituzione significa la riconsegna di un bene a chi ha diritto a detenerlo, oppure il restauro di un manufatto ed il ripristino del suo assetto originario, mentre riapertura vuol dire rendere nuovamente accessibile un edificio il cui ingresso era stato temporaneamente impedito. Tenuto conto delle destinazioni d’uso e delle modalità d’accesso, che comportano il pagamento di un biglietto (per i residenti a Venezia l’ingresso sarà gratuito fino alla fine di agosto di quest’anno) sembra difficile sostenere che la valorizzazione del complesso delle Procuratie, resa possibile dalla rimozione da parte dei pubblici amministratori dei preesistenti vincoli di destinazione d’uso, e dallo sguardo comprensivo della Soprintendenza che ha approvato i due “cortili sopraelevati, non propriamente terrazze, con vista favolosa sui tetti della città e già in gara con la terrazza del Fontego”, costituisca una restituzione ai cittadini.

Dal punto di vista degli interventi architettonici firmati da sir David Chipperfield – modifica del distributivo con nuovi percorsi, nuove scale e passaggi – si tratta di una e propria ristrutturazione. “Una redifinizione” l’ha chiamata l’inviata del “Corriere del Veneto”, Monica Zicchiero, “come lo furono le Procuratie che dettarono lo stile e le proporzioni della piazza grazie a tre archistar dell’epoca Mauro Codussi, Bartolomeo Bon e Jacopo Sansovino”. L’archistar dei tempi nostri, comunque, è soddisfatto perché “siamo riusciti a persuadere un cliente commerciale a badare a un tessuto storico”. Ed è probabilmente è per questa sua capacità che Chipperfield è stato appena incaricato dai Benetton di progettare la “riqualificazione urbana” di Borgo Cavour nel centro di Treviso. L’abbiamo scelto, hanno detto i committenti “perché tra i grandi è quello che ha il segno più rispettoso del contesto”.

Entusiasta dell’operazione è anche il ministro Dario Franceschini, che già aveva inaugurato la cosiddetta restituzione ai veneziani dei Giardini Reali, compendio che il Demanio ha dato in concessione, senza gara, alla fondazione Venice Gardens finanziata da Generali, e che ha ripetuto quello che dice ad ogni taglio di nastro: “è un restauro che mostra come può essere piena la collaborazione tra pubblico e privato…. e come si possano conservare, tutelare e valorizzare con successo i beni culturali innestando architettura contemporanea di qualità”.

Sull’architettura ha espresso il suo pensiero anche il presidente della regione Veneto, Luca Zaia che ha detto: “questo edificio era un cadavere eccellente… inauguriamo una nuova agorà… ora piazza San Marco è più grande e spero diventi un modello, laboratorio per i nuovi restauri degli edifici vincolati”. Ragionateci sopra!

Fotografie di Paola Somma.

 

 

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