Il patrimonio usa e getta: il rapporto tra cultura-politica

Tomaso Montanari

Il tempo lunghissimo della vita del Colosseo, quello brevissimo della politica italiana: che si affanna per completarne l’arena prima delle prossime elezioni. È tutta in questa contraddizione l’involuzione del rapporto cultura-politica. Se c’erano dubbi sulla vera ragione del nuovo nome imposto dal governo Draghi al ministero “della” Cultura ora sono dissolti: è il ministro, cioè la politica, che si serve della cultura, non il contrario.

Il lato grottesco della voce dal sen fuggita di Franceschini è che nelle ovattate stanze del Collegio Romano è tutto un giurare e spergiurare che il livello politico non strumentalizza nulla, ma si attiene scrupolosamente alle decisioni dei tecnici (soprintendenti, comitati, direttori): e invece eccola qua la verità, il Colosseo è solo un cartellone elettorale.

Ma perché è così grave che la politica – che pure deve poter decidere, sperabilmente nell’interesse generale – decida cosa fare del Colosseo senza ascoltare gli odiati esperti? Perché non tutto è nella disponibilità del consenso del momento: il patrimonio culturale appartiene a chi non c’è più, a chi non c’è ancora, a chi non vota in Italia. Siamo custodi, non padroni: “Depositari e consegnatari”, si disse in Costituente.

E fare l’arena del Colosseo significa negare che quello straordinario monumento sia autosufficiente. Significa volergli imporre un significato effimero e legato al potere del momento. Significa farne un luogo di consumo e di intrattenimento: mentre è un luogo di conoscenza e anche di meditazione (visto tutto il sangue che ha visto).

Nella nostra ansia di dargli un senso, non ci rendiamo conto che perdiamo l’occasione di ascoltarlo. Lo normalizziamo, come un palasport qualunque: mentre no, il Colosseo è l’irruzione di un altro tempo e di un’altra scala nelle nostre vite. Una scala che fa sembrare i nostri politici ancora più piccoli.


Articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il giorno 1 agosto 2021. Fotografia di vgm8383 da Flickr.
 

 

 

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