Stranieri e sfruttati. Nei musei a 4 euro a fare i “vigilantes”

Leonardo Bison

“Non accetti queste condizioni? C’è la fila fuori” si sente spesso dire chi aspira a lavorare nei musei. E c’era un fondo di verità: laureati specializzati pronti ad accettare condizioni sempre peggiori, fino a portare le retribuzioni medie sotto i 7 euro orari. Eppure, a Milano, da qualche mese qualcosa sembra essersi inceppato. Nei musei civici (Castello Sforzesco, Museo del Novecento, Galleria d’arte Moderna, Museo Archeologico e Acquario Civico) il declino è iniziato nel 2010, con il passaggio, per il servizio di guardiania, da un contratto Multiservizi (pensato per addetti alle pulizie e mense) a quello di portierato. Fino al 2018 con quello dei servizi fiduciari, per vigilantes: da 7 euro a meno di 5 all’ora.

Così in 3 anni, oltre un quinto dei 150 dipendenti esternalizzati coinvolti, che dipendono dalle cooperative, ha abbandonato. Il ricambio, a quelle cifre, non è stato facile anche perché nonostante il contratto sia per la vigilanza, i lavoratori si occupano anche di accoglienza, gestione flussi, prima informazione. La soluzione non ha riservato sorprese e si è pensato di assumere personale non qualificato per ancor meno, a 4,2 euro lordi l’ora. Ad accettare è soprattutto chi ha urgenza di lavorare a ogni costo. La conseguenza, come spiegano alcuni lavoratori al Fatto, è che molti dei nuovi assunti, la maggior parte dei quali stranieri, hanno difficoltà a relazionarsi col pubblico, a mandare email o usare la radio: banalmente, perché non conoscono bene l’italiano.

Non è una novità, ma – spiegano fonti sindacali – negli ultimi mesi c’è stata un’accelerazione e per aggirare il problema i lavoratori iperqualificati rimasti si sono “concentrati” tutti nelle sale in cui c’è necessità di accogliere e dare informazioni mentre i lavoratori stranieri se ne stanno nelle sale lontane, in cui hanno meno a che fare col pubblico. Si crea un doppio binario di sfruttamento: i lavoratori qualificati devono fare di più, mentre quelli più ricattabili non solo accettano compensi inferiori, ma anche altre imposizioni. Come i giorni di reperibilità non pagata: “Significa che potresti avere un turno, d’urgenza, ma più probabilmente no. E se ti rifiutassi di essere reperibile, la settimana dopo potrebbero esserci conseguenze” racconta Giulia, lavoratrice che chiede l’anonimato, spiegando come queste dinamiche facciano più presa su lavoratori deboli, soprattutto stranieri. Il contratto per servizi fiduciari infatti è “a ore” e se per i ‘veterani’ c’è una certa stabilità, i contratti dei nuovi assunti spesso prevedono solo un monte ore a settimana, con turni (anche fino a 10 ore consecutive) comunicati di volta in volta, anche il giorno stesso.

Inoltre, non di rado saltano le pause, mancano spazi per i pasti e le divise devono essere acquistate in autonomia. E, ancora una volta, il volontariato viene visto come soluzione: ad accogliere il pubblico, da qualche mese, ci sono sempre più spesso volontari del Touring Club Italia, che ha stipulato una convenzione onerosa col Comune. Fino all’anno scorso se ne occupava il personale comunale o delle cooperative. “Nessuno dovrebbe lavorare con una retribuzione e condizioni simili, italiano, straniero, specializzato o meno” continua Giulia, sottolineando come il contratto per vigilanza non copra affatto tutte le mansioni svolte.

I lavoratori, attraverso i sindacati, hanno chiesto un incontro al Comune. Il Fatto ieri ha provato a chiedere spiegazioni, che – è stata la risposta – verranno fornite il prima possibile ed è stato assicurato che almeno il personale dipendente direttamente dal Comune è qualificato, come richiede il concorso. “Non corrisponde al vero – secondo il direttore Marco Edoardo Minoja – che il personale del Touring sostituisce di fatto il personale dall’amministrazione: con la convenzione, conseguente peraltro a un regolare avviso pubblico, vengono aperti sedi e luoghi non altrimenti visitabili consentendo anche alle guide turistiche di ampliare il proprio raggio di attività”.


Articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” l’8 ottobre 2021. Fotografia di George M. Groutas da Flickr.

 

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