L’abbandono del Museo archeologico di Napoli

Simona Adinolfi

La scorsa settimana ho avuto il piacere di ospitare una mia cara amica tedesca in Campania. Ovviamente non poteva mancare una visita in giornata a Napoli. Nel pomeriggio, dopo una lunga passeggiata in centro, decidiamo di cercare riparo dal sole visitando un museo. La nostra scelta ricade sul Museo archeologico, vista la passione della mia  amica per Pompei, che non ci siamo sentite di visitare per via del caldo. Dopo una breve fila, paghiamo il biglietto d’entrata (18 euro). Non ci viene offerta nessun tipo di mappa, di audioguida (che avremmo felicemente pagato in aggiunta al costo del biglietto) e non veniamo indirizzate verso nessuna direzione in particolare.

Ci ritroviamo ferme davanti alla scala principale indecise sul punto da dove effettivamente cominciare la nostra visita. Progressivamente mi assale una forte sensazione di desolazione: i visitatori vagano senza meta tra i vari piani del museo, indecisi sul da farsi. Intere sale non sono visitabili e non se ne capisce il motivo. La carenza di personale permette a chiunque di avvicinarsi e toccare affreschi e oggetti millenari, senza essere redarguiti. I pavimenti sono sporchi, adornati da mozziconi di sigarette e mascherine usate. Non ci sono condizionatori, né ventilatori. Non sono un’esperta di archeologia, ma non credo che il caldo di questi giorni faccia bene agli affreschi delle case pompeiane.

E infine i bagni: non sono indicati da alcun cartello, se non proprio quando ci si ritrova davanti. Sono al piano terra, unicamente, credo, ma potrei sbagliarmi data la mancanza di indicazioni, e sono sporchissimi. Un odore nauseabondo di fogna li pervade, e gli occhi dei turisti increduli cercano al più presto una via di fuga. Sono imbarazzata, delusa e adirata da quello che ho visto. Vagando sconvolta nel museo mi sono più volte chiesta se quei reperti meravigliosi non fossero stati più al sicuro sotto la lava solidificata del Vesuvio.

Trovo inaccettabile la retorica su Napoli come città amata dai turisti stranieri, come città tra le più belle e visitate d’Italia quando non si riesce a mantenere un bagno di un museo così importante ai livelli minimi di decenza. Da italiana e da campana provo vergogna per quello che ho visto, una vergogna che però vorrei provassero anche coloro che dovrebbero occuparsi della tutela del patrimonio culturale italiano.


Articolo pubblicato su “Domani” il 7 agosto 2022. Fotografia da Wikimedia Commons.

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