Velia, nuovo appello contro il resort sul mare: “Procedura illegittima”

Paolo Popoli

Nuovi interrogativi sulla legittimità della procedura per la trasformazione dell’ex complesso “Villa Sacro Cuore” della Curia di Vallo della Lucania nel resort sul mare a quattro stelle “Eleamare club” sotto la torre dell’area archeologica di Elea-Velia. Ad avanzare ulteriori domande sul caso sollevato da “Repubblica” e oggetto di un esposto in Procura e di interrogazioni parlamentari, sono i 1300 firmatari dell’appello per Velia promosso dall’ex assessore Nino Daniele. Ieri [28 luglio 2022, ndr], un gruppo di sostenitori si è incontrato nella piazzetta intitolata ad Aldo Masullo, promoter con Gerardo Marotta e Luciano De Crescenzo della legge per riqualificare Elea voluta nel 2005 dall’allora consigliere regionale Daniele, ma finora inattuata e a rischio abrogazione.

Durante l’incontro è stato presentato un piano di iniziative per il rilancio del sito: “Elea è la culla del pensiero occidentale”, dice Daniele, presidente del Premio Amato Lamberti. La prima iniziativa è a fine agosto, con la deposizione dell’appello con le firme sotto la Porta Rosa della città di Parmenide e Zenone, padri dell’ontologia e della dialettica. Ma dei paradossi tanto cari a Zenone, la cronaca ha ben poco. Questi i nuovi interrogativi. Daniele parte dalla presenza della chiesa e della scuola nel complesso del 1965, caduto in malora e rilanciato in resort con un iter avviato nel 2019 su richiesta della diocesi, autorizzato dal Comune di Ascea e realizzato con 7 milioni dai privati, a cui va la gestione della struttura con 149 camere, spiaggia e campo da padel, in cambio di un canone non specificato alla curia.

“Dal punto di vista urbanistico - spiega Daniele - una chiesa e una scuola non possono essere cancellate, ma compensate. Ammesso che ciò sia avvenuto, queste operazioni si realizzano con la variante di piano. E nel caso del resort, non c’è questa procedura”. Non solo: “L’Autorità di bacino - continua - non rilascia pareri favorevoli nelle zone di erosione in vista di un aumento di antropizzazione. Perché si è adottato un criterio diverso?”. L’altro dubbio è sull’inedificabilità per un chilometro attorno all’acropoli (legge per Elea), eccetto per le opere di interesse pubblico senza mutare cubature e destinazione. Il resort, nato su un complesso con fini sociali, è stato dichiarato “opera d’interesse pubblico”. Ma secondo i firmatari, e non solo, è l’espediente per aggirare la legge: “E ci sono comunque i cambi di volumetria e destinazione”, conclude Daniele.

Gli investitori e il Comune hanno ribadito la regolarità dell’operazione con i pareri della Soprintendenza. Ma nei sostenitori dell’appello resta il sospetto di una speculazione in un’area a tripla protezione: i vincoli per Velia del 1967, il Parco del Cilento e la legge regionale: “Con la sua applicazione, quei volumi si potevano spostare in un punto meno impattante”, riflette Daniele durante l’incontro, mentre Annalisa Renzulli e Antonello Cossia leggono “Lucania” di Leonardo Sinisgalli e “Sulla natura” di Parmenide: “Là, è la porta che separa i sentieri del giorno e della notte”. Tra i firmatari del piano ci sono avvocati, architetti e nomi autorevoli come Maurizio de Giovanni, Pino Ferraro e Sebastiano Maffettone. La petizione è su change.org.

L’obiettivo è sensibilizzare l’Ue per far nascere a Elea una università europea del pensiero, oltre a riprendere progetti rimasti sulla carta per un turismo destagionalizzato e legato al sito. Intanto, a ottobre ci saranno una manifestazione con le scuole per l’anniversario della legge del ’67 e un festival di filosofia esteso a Cuma e ad altri luoghi fondativi della Magna Grecia.


Articolo pubblicato su “la Repubblica - Napoli” il 29 luglio 2022. Fotografia da Wikimedia Commons.

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