Tomaso Montanari
Zanobi, discepolo di sant’Ambrogio e vescovo di Firenze, è un santo simpatico: uno che anche da morto faceva fiorire gli alberi secchi solo sfiorandoli. Un santo che dorme in una cassa di bellezza sublime, uscita dalle mani di Lorenzo Ghiberti. Quando voleva meditare andava fuori città, dove poi sarebbe sorta Scandicci: e qua, il primo luglio del 397, Zanobi fondò questo oratorio. E qui una chiesa è rimasta, fino ad oggi: oggetto di culto, meta di pellegrinaggio, frammento amatissimo di un paesaggio di fede, arte, memoria. Anche se l’aspetto attuale è quello rinascimentale e barocco, scavi recenti hanno riportato alla luce alcuni tratti dell’edificio del quarto secolo: proprio quello di Zanobi. Oggi, però, questa lunghissima storia sembra giunta al termine, alla fine. La Curia di Firenze, nonostante le proposte di farne un santuario o una rettoria, ha deciso di sopprimerne la parrocchia e di chiuderla al culto: probabile preludio ad una sua vendita. Sorgerà qua a breve un bed and breakfast ‘da Zanobi’?
Per quanto apparentemente diverso dalla terribile sorte di abbandono e saccheggio che colpisce tante antiche chiese del Mezzogiorno d’Italia, anche il passaggio dal culto di Dio al culto del dio mercato è, a suo modo, distruttivo. Le chiese diventano gusci vuoti, spogliati da tutti gli oggetti che animavano la loro vita quotidiana, perdono la leggibilità architettonica, e la dimensione pubblica. Il risultato è quasi sempre grottesco, come testimoniano le fotografie di quei siti immobiliari: piscine azzurre sotto campanili romanici ancora coronati dalla croce, sontuosi mobili bar sugli altari, divani multicolori piazzati simmetricamente sotto le croci di consacrazione ancora fissate alle pareti delle navate. Accanto alle residenze private, ci sono poi le infinite chiese di complessi monumentali alienati a privati, e spesso oggi convertiti in resort di lusso.
Un’altra via sarebbe possibile. Potremmo guardare le nostre antiche chiese, guardandole attraverso il Vangelo: luoghi dove le pietre scartate – gli ultimi, i marginali, i poveri, gli afflitti, gli stanchi … – possano essere amati, fino a diventare pietre angolari: trasformarle in luoghi che possano accogliere la preghiera di ospiti di altre religioni; essere aperte a tutti come luogo di preghiera, o semplicemente di riposo. Tutte queste, e molte altre strade, di nuove destinazioni non commerciali (dalle biblioteche alle scuole di lingua per migranti, dai centri di ascolto ai centri di ricerca aperti al pubblico) si possono intraprendere: purché la bussola del riuso delle antiche chiese sia sempre il pieno sviluppo della persona umana. E forse anche Zanobi la penserebbe così.
Articolo pubblicato su “Il Venerdì” il 29 luglio 2022. Fotografia da Wikimedia Commons.
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Claudio Meloni – FP CGIL