Gennaro Totorizzo
Quando si ascoltano i racconti dai luoghi della cultura statali pugliesi, che siano castelli, musei o aree archeologiche, il copione sembra sempre lo stesso. Molte volte il personale è ridotto all’osso: in alcuni casi è talmente risicato che nel caso in cui un giorno venisse meno, per esempio a causa di una malattia, un assistente o un operatore il sito non potrebbe aprire. Per non chiuderli spesso si fa appello allo spirito di sacrificio dei lavoratori. Perché il caso MarTa di Taranto non è isolato. Il museo ha comunque comunicato che «grazie al supporto della direzione generale Musei del ministero della Cultura, domani [3 luglio 2022, ndr] sarà regolarmente aperto al pubblico». Il deputato tarantino Gianpaolo Cassese aggiunge che «il ministero avrebbe acconsentito all’utilizzo momentaneo di personale privato di vigilanza». Ma la soluzione è temporanea. E la protesta dei lavoratori comunque continua.
Si tratta di una carenza cronica che riguarda tanti luoghi della cultura nella regione: molti vanno in pensione e le assunzioni, dal 2019, ancora non arrivano. A Egnazia ci si aiuta anche con i percettori del reddito di cittadinanza. E la Direzione musei dovrebbe rimodulare a luglio gli orari d’apertura al castello di Trani, a quello di Gioia del Colle, al parco archeologico di Monte Sannace e alla galleria Devanna di Bitonto. Quest’ultima è fra le situazioni pugliesi più delicate: la pinacoteca è disposta su tre piani e può contare soltanto su tre assistenti. Non per turno, bensì in totale. Ne servirebbero almeno sei per garantire un’apertura regolare. «Ora se uno dei tre è in ferie gli altri due devono essere costantemente presenti altrimenti non si può aprire — spiegano dalla Fp Cgil — Non ci si può ammalare». Per questo problema da tempo la galleria apre dalle 8,30 alle 15, eccetto il venerdì quando viene garantita l’apertura pomeridiana. A gennaio gli assistenti erano cinque, ma due sono andati in pensione. Uno proprio ieri. «Per controllare quello che i visitatori fanno sugli altri piani vedono le telecamere. Vivono con la speranza che arrivino altri colleghi ad aiutarli e nel frattempo fanno sacrifici perché ci tengono». Sempre rimanendo nel Barese, al museo archeologico di Gioia del Colle, nel castello, gli operatori e gli assistenti sono quattro. Ne servirebbero almeno altri due. «Di mattina un operatore rimane nel castello chiuso al pubblico e di pomeriggio due garantiscono l’apertura dalle 14 alle 20, ma non in tutti i festivi. Per loro andare avanti così è impossibile», continuano dal sindacato. A Canne della Battaglia la situazione è ancor più tragica. In un grande sito archeologico, con annesso museo, ci sono soltanto tre operatori effettivi. E pensare che una decina d’anni fa erano una dozzina.
«Gli anni scorsi per questo ci sono state chiusure anche in giorni importanti come Ferragosto e Pasquetta». Nel castello di Copertino, in Salento, per la sorveglianza e la vigilanza i dipendenti sono addirittura soltanto due. E proprio per questo, quando vanno in ferie o non possono lavorare, vengono sostituiti da due amministrativi. «Chi ci passa soltanto di pomeriggio pensa che il castello sia sempre chiuso». Fra i casi più curiosi c’è quello del grande parco archeologico di Egnazia, a Fasano: qui nel 2010 c’erano 16 operatori e assistenti, nel 2019 erano persino in 19, e poi dopo tanti pensionamenti si è arrivati ora a nove. «Può sembrare un grande numero rispetto a quelli degli altri siti, ma in realtà per un luogo così grande, con un museo, è molto basso. Dall’anno scorso, quando gli operatori erano sempre meno, si è deciso di sacrificare l’apertura pomeridiana del parco, ora visitabile solo la mattina (a differenza del museo, aperto più a lungo). Per questo i visitatori si lamentano: vorrebbero andarci quando tornano dal mare». Ad aiutarli, oltre ai volontari della Pro loco, ci sono anche percettori del reddito di cittadinanza: sono cinque e fanno due turni da quattro ore a settimana. «Anche grazie a loro si riesce a tenere il parco aperto. Ma servono comunque figure esperte».
Articolo pubblicato su “la Repubblica – Bari” il 2 luglio 2022. Fotografia di Carole Raddato da Flickr.
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