Draghi e la “città delle armi” che devasterà San Rossore

Tomaso Montanari

In nome della difesa del sacro suolo della patria, il governo dei Migliori sta distruggendo il suolo sacro della patria: letteralmente. Cementificandolo, sigillandolo, asfaltandolo: e non un suolo qualunque, ma appunto un suolo sacro, quello di uno straordinario parco naturale di rilevanza nazionale. Con un Dpcm del 14 gennaio 2022, Mario Draghi ha stabilito di “realizzare una struttura funzionale dedicata per il Gruppo intervento speciale del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti ‘Tuscania’ e del Centro cinofili, centri di eccellenza dell’arma dei Carabinieri, impegnati nell’attività antiterrorismo e nella sicurezza delle rappresentanze diplomatiche a rischio, nonché nelle attività delle Forze speciali e delle forze per operazioni speciali delle Forze Armate” nel cuore del Parco regionale toscano di Migliarino San Rossore Massaciuccoli. Si tratta di un’area complessiva di 730mila metri quadrati con 440mila metri cubi di villette a schiera, poligoni di tiro, piscina al chiuso, altre infrastrutture di addestramento, magazzini, uffici, autolavaggi. Una città delle armi e della guerra: e della guerra contro l’ambiente e il paesaggio.

È un ribaltamento drammatico del progetto della Costituzione: che nei suoi principi fondamentali definisce la Nazione solo in rapporto al paesaggio e al patrimonio culturale. Il relatore dell’articolo 9, Concetto Marchesi, spiegò in Assemblea come il presidio della Nazione non dovesse più essere l’esercito: ma la cultura e la scuola. Che direste se trasformassimo una scuola in una caserma, una università in un poligono di tiro? Ebbene, è esattamente ciò che il governo vuol fare a Coltano: perché un parco naturale ha la stessa funzione e la stessa inviolabilità di una scuola, o di un’università. Del resto, è lo stesso governo dei Migliori che porta la spesa militare al 2% del Pil, mentre quella per l’università è ferma allo 0,3%: “Là dove sarà il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore”.

E oggi, oggi che non intendiamo più la portata profetica del ripudio della guerra dell’articolo 11, torniamo a pensare all’interesse nazionale in termini di bandiere e armi, sacrificando sul loro tetro altare il nostro bene più prezioso: il territorio. Altro che accelerare la transizione ecologica per rompere la dipendenza da Putin: i venti di guerra spazzano via addirittura i parchi, con una sintesi dirompente sul piano simbolico.

Insieme alla natura, quel che si distrugge è la democrazia: nessuna traccia di partecipazione, pianificazione, coinvolgimento degli enti locali e dei cittadini – alla faccia dell’avanzatissima, e proprio per questo in via di liquidazione, legge Marson della Regione Toscana. E sono fuori gioco anche gli organi di controllo. Quando il governo Draghi creò le corsie d’eccezione per le opere del Pnrr (sottrazione alle valutazioni di impatto ambientale, creazione di una soprintendenza speciale, imposizione di tempi strettissimi per il vaglio dei progetti…), in non molti denunciammo l’ennesimo ricorso alle micidiali procedure di tipo commissariale: ma certo non potevamo sospettare che la sottrazione alla Valutazione Ambientale Strategica potesse servire all’iperbole della creazione di una base militare in un parco naturale. L’unica cosa che è davvero diventata più semplice è il sacrificio dell’ambiente sull’altare degli affari: e dei peggiori tra gli affari, quelli della guerra. Del resto – lo diceva Trilussa già nel 1914 –, “la guerra è un gran giro di quattrini”.

Unico raggio di sole in questa storia: ha già raccolto oltre 90mila firme la lucida e chiara petizione popolare che denuncia che “la trasformazione in base militare di una riserva naturale, che da oltre 40 anni è riconosciuta come area protetta per decisione della Regione e dello stesso Stato, va contro la missione green e non ha nulla a che vedere con la vocazione di ‘resilienza’, ora prontamente sacrificata a esigenze militare”.

Il successo della petizione sta mettendo in evidente difficoltà le istituzioni locali e lo stesso governo nazionale, scatenando una ridda di candidature alternative per la collocazione della base. Salvare il parco è ora naturalmente la priorità, ma non ci si può non chiedere se davvero abbiamo bisogno di una base come questa; e, anche ammesso che la risposta sia positiva, se non sia allora obbligatorio ospitarla in strutture già esistenti, da recuperare. Perché, in un Paese devastato ogni anno da frane e alluvioni provocate dal cambio climatico su un suolo sigillato, dovrebbe essere lo Stato per primo a praticare l’astensione dalle nuove cementificazioni e l’arte del recupero e del riuso, in una elementare opera di educazione al non consumo del suolo e del territorio.

Pensare che nel 2022 si possa sacrificare il suolo per le armi, è un’aberrazione che rivela una arretratezza culturale e una povertà democratica sconcertanti. Se lo facessimo, saremmo gli invasori di noi stessi: i nostri nemici mortali.


Articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il 25 aprile 2022. Fotografia dalla pagina Facebook del Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli.

 

 

 

Leggi anche

Altri articoli