Andrea Costa
Risuona l’inno di Garibaldi: “và fuori che è l’ora, và fuor d’Italia stranier!”. Fiori, inni e componimenti letterari accompagnano la fausta notizia del ricongiungimento dell’Abbazia cistercense di Trisulti, provincia di Frosinone, al resto del demanio immobiliare artistico italiano. “A Franceschini restitutis”… manca ancora l’epigrafe marmorea ma siam sicuri che qualche funzionario zelante del Ministero della cultura non mancherà di pensare l’iniziativa.
D’altronde poco o niente importa se solo il ministro Dario Franceschini e l’ineffabile governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, oggi sulla biga dei trionfi, siano stati quelli che solo qualche anno addietro liquidarono la faccenda di una Certosa del dugento grande quanto un borgo, come un’asta immobiliare qualsiasi, o di quelle che oggi vedono in trattative riservate miliardari dall’accento mediorientale o russofono. Il bando, del 2016, voluto da Franceschini, doveva servire a coprire la mancanza di pensiero pubblico che da qualche anno caratterizza le iniziative del ministro e del Ministero. Quel vuoto pneumatico che indirizza sempre più proprietà, gestione e promozione dei nostri beni culturali agli animal spirits della privata società dello spettacolo e del profitto.
Per tredici gioielli del demanio artistico italiano chiusi per mancanza di fondi e di idee servivano altrettante associazioni (anche onlus e relativi progettifici) con cui “rivitalizzare” cioè che vivo lo è già. Nelle distrazioni della burocrazia ministeriale si infilarono gli americani con la loro sulfurea organizzazione destinata a “formare gli agenti del sovranismo”. Apriti cielo. E meno male! Lo choc immunitario (in tempi pandemici la metafora ci pare azzeccata), causato dal corpo estraneo, dallo straniero “sovranista” è ben servito a risvegliare il corpaccione indolente di via del Collegio Romano e quello della Pisana nella missione (ahinoi, da qualche anno sempre più teorica) vergata nell’art. 9 della Costituzione e nel Codice dei Beni culturali. Per il Bannon si è persino riaffacciato un certo antiamericanismo che pensavamo fosse stato accuratamente espunto dalla società italiana, dalle sinistre pro establishment degli ultimi trent’anni.
Sia ben chiaro che chi scrive non nutre alcuna simpatia per Bannon e per i sovranisti ma appare paradossale che il cosmopolita Franceschini che con zelo affida i più importanti musei e siti culturali italiani a personaggi col passaporto straniero si riscopra “sovranista”, proprio lui, in occasione della “scuola” americana. Ma si sa, per dirla con un personaggio uscito dalla penna del grande Stevenson: “l’uomo non è veracemente uno, ma è veracemente due”. Speriamo e chiediamo dunque che non sia l’ultimo “strano caso del dott. Franceschini e del Signor Dario”.
Proprio il dicastero guidato da Franceschini e il governatore del Lazio Zingaretti si sono ultimamente distinti per aver favorito la cessione di un quattrocentesco, fondamentale palazzo romano (quello Nardini al Governo Vecchio) nel centro di Roma. Dopo anni di battaglie civiche e promesse non mantenute. Diverrà un albergo o un residence extra-lusso. È di qualche giorno fa la notizia della messa all’asta, prevista per gennaio, del Casino Ludovisi (o dell’ “Aurora del Guercino”). Stato e Regione Lazio hanno ancora la possibilità di esercitare il diritto di prelazione e abbassare la ridicola, esorbitante quotazione di quasi mezzo miliardo di euro. Non si vedono ad oggi prese di posizione dei “dioscuri” Zingaretti e Franceschini. Tacenti anche intellettuali, pangrafisti e benemerite associazioni tranne, unico, sulle colonne de “Il Fatto quotidiano”, il coraggioso storico dell’arte Tomaso Montanari. Per non parlare della Collezione Torlonia “Madonna pellegrina” e scandalo del collezionismo italiano che pur lo Stato potrebbe richiedere con ben altre cifre, rispetto a quelle esorbitanti del Casino dell’Aurora.
Non rimane allora che attendere, sfiduciati, pronti ad invocare lo straniero, in piena tradizione italica, a risolvere le interne faccende e suscitare le attenzioni dei due: Forza sovranisti! Signor Bannon, si compri (finché è ancora a piede libero) Palazzo Nardini e il Casino dell’Aurora. E scandalo sia.
Fotografia di Francorov da Wikimedia Commons.
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Claudio Meloni – FP CGIL