Pasticciaccio di Stato

Benedetta Tobagi

I famigliari delle vittime delle stragi, tramite Paolo Bolognesi, hanno chiesto a Draghi di non confermare la nomina di Andrea De Pasquale, già direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma, a sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato, raccogliendo sostegno crescente tra intellettuali, mondo politico e lavoratori del settore (per esempio il collettivo Mi riconosci? Sono un lavoratore dei beni culturali).

La polemica riguarda le competenze (perché nominare un dirigente bibliotecario, anziché archivista, alla guida del più importante archivio del Paese?), ma soprattutto il “caso” scoppiato lo scorso inverno attorno all’acquisizione delle carte di Pino Rauti da parte della Bnc, perché questa fu accompagnata da comunicazioni (calco di quelle della Fondazione Rauti) diffuse attraverso la mailing list e pubblicate online che suscitarono vivaci reazioni per il tono agiografico.

Omaggio a Rauti “Statista”, non una parola sulle contestazioni alla democrazia né sulla fondazione di Ordine Nuovo, che fu il fulcro della galassia eversiva responsabile delle stragi di piazza Fontana, piazza Loggia (con condanna definitiva di un reggente di On) e dell’omicidio Occorsio. Intervenne l’associazione delle vittime di piazza Fontana, chiedendone conto a De Pasquale. Che ne era dell’autonomia scientifica e del prestigio dell’istituzione da lui diretta? Il ministero della Cultura rimosse dal web il comunicato contenente “valutazioni e giudizi inaccettabili nei siti istituzionali del ministero”.

De Pasquale protesta di non aver nulla a che fare con quelle comunicazioni. Ma aveva celebrato l’acquisizione a un evento di Fratelli d’Italia al Senato, mentre (causa Covid) il fondo fu presentato dalla figlia di Rauti, Isabella, senatrice di Fratelli d’Italia, con un video girato nei locali della biblioteca (dunque autorizzato). Non vi fu altra comunicazione, oltre al commosso ricordo famigliare e all’omaggio di parte.

Trascuratezza? Debolezza? Compiacenza? Opportunismo? In casi come questi, silenzi e omissioni pesano. Parlano. Mancò del tutto una presentazione storico-critica adeguata, un riconoscimento e una discussione del problema sollevato. Ancora oggi, dal profilo che accompagna l’inventario del fondo Rauti, “accessibile previa autorizzazione” (di chi? in base a cosa?) non si capisce se e cosa c’entri Ordine nuovo con le stragi.

Mentre altri aspetti della gestione De Pasquale della Bnc stanno finendo sotto scrutinio, come la brutta storia degli “scontrinisti”, Franceschini tira dritto e il governo tace. Il pasticciaccio si radica nelle ambiguità irrisolte: da una parte la fatica anche solo a dire cosa fu la destra radicale italica, dall’altra le prassi per cui i criteri di nomina ai posti di maggior prestigio sono spesso imperscrutabili, con esiti infausti.

L’Italia non brilla per trasparenza, gli archivi sono in sofferenza, si teme che la “direttiva Draghi” (per rendere accessibili anche le carte Gladio e P2, oltre a quelle delle stragi), come le precedenti, resti in larga parte lettera morta. Al cuore del sistema archivistico ci vuole una persona che abbia non solo competenze, ma statura e sensibilità costituzionale, per resistere alle pressioni politiche e sostenere nei fatti trasparenza e autonomia, non atteggiamenti ambigui e scivolosi. Per questo i famigliari delle vittime, preoccupati, chiedono una nomina che non desti così tanti ragionevoli dubbi. Come dar loro torto?


Articolo pubblicato su “la Repubblica” il 23 agosto 2021. Fotografia da Wikimedia Commons.

 

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