Vittorio Emiliani
La società privata Ewt Italia Development srl, con sede a Milano, ha chiesto il rilascio della autorizzazione alla costruzione e all’esercizio, nonché alle infrastrutture e alle opere connesse con “dichiarazione di pubblica utilità” – in un crocevia fra i più delicati e belli dal punto di vista paesaggistico e storico-artistico – di due impianti eolici fra i più impattanti.
Essi sorgerebbero in prossimità di due centri storici dei più straordinari: quello di Civita di Bagnoregio chiamata anche “la città destinata a morire” per lo sfaldamento del colle di tufo sul quale venne edificata secoli fa dagli Etruschi, continuamente eroso dalle acque dei fiumi che la accerchiano e dal materiale tufaceo sul quale venne costruita, fortemente lesionato anche dai frequenti terremoti. Aveva migliaia di residenti secoli fa, gliene restano in tutto una dozzina, alcuni romani. Un centro storico quanto mai delicato che si raggiunge percorrendo un lungo ponte edificato anni addietro. A ogni persona colta e ragionevole non verrebbe certo in mente di sceglierlo come sito per piazzarci un vero e proprio parco eolico spezzettando ad arte il progetto per presentarlo in modo meno inaccettabile.
L’altro centro scelto è Montefiascone. Solo che la Provincia di Viterbo impiega pagine e pagine per documentare una posizione critica, mentre proprio il Comune di Montefiascone, diciamo la verità, impiega molto meno per descrivere l’osceno progetto e per bollarne la sostanziale follia e inutilità ai fini della pubblica utilità. Il frazionamento è stato voluto col chiaro fine di evitare in tal modo la Via, cioè la valutazione di impatto ambientale. Anche la potenza di 1 MWpca (0.999) è fissata per non oltrepassare il limite di potenza previsto dall’iter amministrativo semplificato.
In realtà si tratta di un solo grande Parco eolico in quanto le torri sarebbero posizionate esattamente su una linea retta e due degli svariati aerogeneratori dovrebbero venire installati a nord del Comune di Montefiascone a poco più di 1 km l’uno dall’altro. Per dare un’idea, si tratta di torri alte 40 metri, presentate da 4 distinte società delle quali però 3 compartecipate fra loro. Si tratta di “pali eolici” con rotori a tre pale dal diametro massimo di 61 metri, con una altezza complessiva di 99,5 metri da terra per cui si renderà indispensabile una piazzola di manutenzione e una nuova strada di accesso e una piazzola di ricarica delle auto elettriche.
Tutto regolare? No, per il Consiglio di Stato, perché l’artificiosa suddivisione del progetto è stata operata per sottrarre lo stesso alla Valutazione di Impatto Ambientale che sarebbe stata obbligatoria per l’opera nella sua interezza, riconducibile al medesimo (privato) centro di interessi. Non solo: un artificioso frazionamento farebbe venir meno l’ammissione al meccanismo degli incentivi e quindi delle stesse tariffe incentivanti.
In conclusione le istituzioni locali della zona hanno espresso giudizi fortemente negativi. “È impensabile – si sostiene – realizzare impianti di questa natura nel luogo che forma un crocevia tra Orvieto (già funestata da pale eoliche, voglio notare), Bagnoregio, Bolsena e Montefiascone con tutte le zone di protezione speciale, senza la minima Valutazione di impatto ambientale o Valutazione di Incidenza”. Come non essere pienamente d’accordo? È o non è il Paese della Bellezza? Ma a chi verrà data ragione, ai cittadini, agli operatori turistici oppure agli speculatori più indifferenti ai valori della cultura e della storia? Etruschi e Falisci sono remoti, ma sono i nostri lontani padri.
Articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il 1° luglio 2021. Fotografia di Mlauram da Wikimedia Commons.
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