Il tweet di Dario Franceschini, dopo la presentazione dell’indagine realizzata da Boston Consulting Group sui 358 musei statali italiani, 32 autonomi e 326 afferenti ai poli museali
regionali, ha fatto chiarezza. Definitivamente. Bisogna rincorrere carciofi, broccoli e grano duro. Insomma alcuni dei prodotti agricoli per i quali l’Italiaprimeggia nell’Ue. Sia ben chiaro: il problema non è certo il confronto con l’agricoltura, che è una attività umana di indiscussa rilevanza.
Un indiscutibile strumento di crescita, anche economica. Il problema è piuttosto l’idea perversa che sia lecito il suo sfruttamento. Così come avviene per i suoli, in agricoltura. “Oggi più che mai è fondamentale che alla cultura sia data una grandissima attenzione, sia perché è un veicolo per nutrire lo spirito e le menti delle persone, sia perché è una grande opportunità di crescita economica”. Non è una novità.
Per Franceschini il Mibact, che ha riguadagnato la “T” del turismo, deve produrre reddito. Circostanza che non sarebbe errata, di per sé. Sono necessarie risorse per manutenere musei e aree archeologiche, antiquarium e palazzi statali. Peccato che le modalità con le quali si intende far fruttare il patrimonio non appaiano del tutto condivisibili. Sfilate di griffe famose, concerti di cantanti anche se internazionali, cene di gala e un’infinità di eventi del genere sono occasioni nelle quali luoghi della cultura si sono trasformati in location a pagamento. Affari a perdere, almeno per lo Stato, insomma.
Peccato che le risorse private che si sono aggiunte a quelle pubbliche, guadagnate durante gli scorsi anni con queste politiche, non siano state utilizzate per manutenere quelle realtà “erroneamente definite minori”, che il ministro ha detto di voler tutelare e promuovere. Le risorse più consistenti finora sono state appannaggio delle realtà maggiori, mentre per tutte le altre è stato messo a disposizione molto poco. Altrimenti perché mai tante aree archeologiche ogni anno, almeno fino agli inizi dell’estate, sono ricoperte di erbacce? Altrimenti perché mai moltissime aree archeologiche risultano quasi completamente prive di vigilanza? Altrimenti perché mai le strutture superstiti di quelle stesse aree archeologiche continuano a non essere interessate da alcun intervento di restauro conservativo?