Anche quest’anno l’Amministrazione comunale di Cosenza ha ritenuto, per rafforzare il “brand” Alarico, di poter infilare il barbaro invasore, persino, nelle celebrazioni della giornata della
La pretestuosa e risibile occasione è la seguente: “Chiostro di San Domenico dove sarà proiettata la docufiction “Menorah Esodo 25” del regista cosentino Gianfranco Confessore. L’opera, ambientata nelle città di Cosenza e Roma, ha l’obiettivo -spiega nelle note di regia l’autore Gianfranco Confessore – di conoscere le peculiarità della Menorah … Nella docufiction, realizzata grazie alla collaborazione della Comunità Ebraica di Roma e dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, sono presenti diverse interviste ad autorevoli personalità del mondo ebraico, dell’arte e dell’archeologia, “autentiche guide – sottolinea ancora Confessore – verso l’esplorazione della possibilità storico-archeologica che il sacro oggetto possa essere custodito nel tesoro di Alarico. Si crea così un filo conduttore tra lo Stato di Israele (Gerusalemme), la città di Roma e la città di Cosenza dove si narra che il tesoro del re Visigoto possa essere seppellito“. (cfr. pagina ufficiale del Comune).
A chi sembra normale che nella giornata in cui si commemora l’Olocausto si possa celebrare un barbaro invasore che siede al centro del Pantheon dei nazisti, Alarico, uno dei principali ispiratori della superiorità ariana e, quindi, del genocidio degli ebrei? Com’è possibile che una Amministrazione comunale faccia una simile, cialtronesca, infima operazione di ribaltamento del senso della Storia e della storia delle idee? Com’è possibile che, nella mente degli Amministratori cosentini, il presunto contenuto del leggendario tesoro di Alarico -uno dei simboli archetipici dei responsabili dello sterminio degli ebrei, i nazisti- sia diventato il nesso logico con la Shoah e, addirittura, con lo Stato di Israele che rappresenta gli ebrei di tutto il mondo?
Una squallida e meschina operazione che suscita solo vergogna e orrore.
Alcune decine dei più illustri archeologi italiani e stranieri -fra gli altri Settis, Carter, Guzzo, von Falkenausen, Greco- hanno già detto, in un Appello del 2015 al Ministro del Mibac, basta con questo invasore del quale non sappiamo neanche per certo che sia morto a Cosenza e del quale non abbiamo nessuna, neanche la più labile, traccia materiale o reperto archeologico da mostrare a chicchessia!
La presunta, fama mondiale, negativa di cui gode il barbaro Alarico, e più ancora quella di Himmler e del nazismo, non può, non possono costituire, certamente, la spinta propulsiva, il riferimento culturale e identitario di un “brand” e di un progetto museale che attraggano turismo culturale, ma solo disonore e ripugnanza.