Il vicepresidente del FAI risponde alle critiche sulle giornate FAI

Ho letto con molto interesse l’articolo apparso sul vostro sito “Emergenza Cultura” a firma di Federico Giannini e sono lieto che esso mi consenta alcune precisazioni, oltre al nostro grazie per i riconoscimenti al lavoro della nostra Fondazione.

Le Giornate FAI di Primavera nacquero nel 1993 proprio come una forma di “denuncia” propositiva e positiva a fronte di una porzione così significativa di beni artistici chiusi al pubblico per le più svariate ragioni. Questo modo di “protestare” del FAI e, soprattutto, il tono sempre più “festoso” della nostra manifestazione, si è rivelato vincente in quanto, come riconosce Giannini, è riuscito in modo ammirevole a favorire in 26 anni un riavvicinamento dei cittadini alla cultura e a mettere in luce il loro crescente e impressionante interesse per un Patrimonio che sentono profondamente come elemento centrale di identità nazionale. Uno dei risultati, a questo proposito, che ci rende più orgogliosi, è il fatto che da qualche anno numerose amministrazioni comunali ci chiedono di identificare nei loro borghi e nei loro monumenti mete da inserire nelle Giornate FAI di Primavera, con ciò mettendo in luce quanto questa manifestazione possa davvero rappresentare il concretarsi di quella sussidiarietà riconosciuta ai privati dall’articolo 118 della Costituzione e che è il principio ispiratore di tutto il nostro agire.

Le Giornate FAI di Primavera non sono quindi per il FAI un modello per risolvere il drammatico tema – più volte da noi denunciato – dell’insufficienza di personale e finanziamenti che lo Stato – nonostante gli evidenti e incontestabili miglioramenti di questi ultimi anni – dedica alla valorizzazione (intesa come racconto che dia valore ai contenuti) e alla tutela dei Beni Culturali ma, anzi, il nostro modo di mettere in evidenza una criticità suscitando nell’opinione pubblica, nelle amministrazioni e nei privati (Chiesa Compresa) la voglia e la necessità di fare di più e fare meglio.

Ognuno ha i suoi mezzi e i suoi modi: questo è il nostro.

Non nego che la dimensione assunta dalle Giornate FAI di Primavera, i toni “trionfalistici” che ogni tanto sfuggono e il carattere sempre più festoso assunto dalla manifestazione possano averne ridotto la portata “dimostrativa”; e di questo certamente terremo conto nella nostra futura comunicazione.

Qualche altra precisazione: nell’edizione 2018 su 1052 monumenti aperti solo 78 sono riservati agli iscritti FAI; una cautela spesso dovuta a ragioni di tutela richiesta dai proprietari, in ragione del fatto che numeri troppo grandi metterebbero a rischio il Bene o l’organizzazione; è sempre possibile comunque – anzi per noi auspicabile – iscriversi al FAI in loco.

Per quanto riguarda gli “Apprendisti Ciceroni” che, guidati e seguiti dai loro insegnanti e dai nostri straordinari delegati con una formazione il più possibile approfondita (anche se necessariamente contenuta), accompagnano il pubblico in circa 750 dei 1000 siti aperti quest’anno, riteniamo che si tratti di una formidabile esperienza formativa, che distoglie per qualche tempo i giovani dai tablet e li mette di fronte alla responsabilità di raccontare – anche se per soli due giorni – alcuni monumenti della loro città; non è un surrogato! ma un’opportunità per dimostrare che ai nostri ragazzi la loro Storia interessa eccome! e che se qualcuno chiede loro di applicarsi per studiarla e raccontarla il risultato è stupefacente!

Faccio infine notare che il tema del precariato, che affligge una impressionante quantità di giovani e meno giovani che intendono dedicare la loro attività professionale ai Beni Culturali, è stato con forza sottolineato dal Presidente del FAI Andrea Carandini proprio nella Conferenza Stampa di lancio di questa edizione delle Giornate FAI di Primavera il 13 marzo scorso al Palazzo della Marina a Roma; aggiungo che, ad oggi, quasi un centinaio di guide professionali – a fianco dei volontari attentamente selezionati in base al loro curriculum e che seguono approfonditi corsi di formazione gestiti dal nostro Ufficio Cultura – collaborano stabilmente col FAI nelle visite alle Proprietà della Fondazione.

Per una Fondazione come la nostra – che impiega comunque stabilmente 250 persone oltre alle guide professionali di cui sopra e ai numerosi professionisti di cui ci si avvale per le nostre attività quotidiane – l’aiuto e il supporto dei volontari sono vitali per lo straordinario apporto creativo e civile che ci rinvigorisce quotidianamente con proposte, critiche e suggestioni, che da sempre favoriscono un dibattito interno straordinariamente stimolante e prodigo di risultati.

Marco Magnifico, Vicepresidente esecutivo FAI

Milano, 21 marzo 2018

 

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