Breve storia della demolizione dei villini storici romani
Era un villino dalle aggraziate linee neorinascimentali quello del conte Naselli: il grande portone decorato a bugnato, sovrastato da uno stemma con ghirlande e,
sopra, un caratteristico loggiato. Fu costruito nel 1930 e non nel 1950 come avevano fatto credere gli speculatori agli uffici amministrativi sfruttando una soprelevazione che era stata fatta nel dopoguerra. L’elegante edificio sorgeva in Via Ticino, in uno degli angoli più belli di Roma, il quartiere Coppedé, un fantastico pastiche di Liberty, Art Decò, contaminato da arte greca, gotica, moresca, barocca e addirittura medievale. Ora non c’è più: il villino Naselli in ottobre è stato demolito e al suo posto sorgerà una palazzina residenziale in cemento armato dalle linee avveniristiche (progetto di Paolo Ridolfi, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma) che non ha nulla in comune con i gioielli architettonici circostanti e con il villino adiacente che fu, tra l’altro, di Beniamino Gigli, il più grande tenore del ‘900, insieme a Caruso.
1.Ruspa!
Siamo solo all’inizio: sono 21 i villini storici o palazzetti d’epoca nella “città storica” di Roma che stanno per essere ridotti a un cumulo di macerie. Si tratta di progetti avviati da anni in attuazione del «Piano casa» voluto dal presidente della Regione Lazio Zingaretti (Pd) che premia con ampie cubature l’abbattimento e la ricostruzione di edifici. Il paradosso è che questa legge, che, pure, doveva riqualificare le periferie, favorendo la demolizione dei mostri architettonici che deturpano le zone più degradate della Capitale, sta invece spianando la strada alla distruzione dei più bei palazzi non vincolati della città storica. Tra gli edifici nel mirino, la storica Villa Paolina di Mallinckrodt, costruita nel 1922 in stile barocchetto. Al suo posto è previsto un edificio di otto piani, alto il doppio degli edifici circostanti.
2.Esempi di creatività
“Questi villini sono esempi straordinari di creatività e varietà stilistica – spiega Irene de Guttry, autrice di tre volumi intitolati “Il Villino e Roma (ed. Palombi) – Nascevano come residenze di pregio, spesso monofamiliare, per la borghesia e l’aristocrazia romane. Tali commissioni fornivano ad alcuni architetti l’opportunità di esprimere idee nuove sia dal punto di vista della pianta che dell’aspetto esteriore. Molti villini sorgono in quartieri che hanno uno stile unitario, dotati di una precisa fisionomia e che pure sono stati già danneggiati in modo gravissimo dalle speculazioni edilizie degli anni ’60.
3.Tutti sapevano
Della distruzione incombente del Villino Naselli erano stati avvertiti tutti da Vittorio Sgarbi e da Italia Nostra: il ministro Franceschini, il sindaco Raggi, il presidente della Regione Zingaretti, il Soprintendente di Roma Prosperetti, persino il Procuratore della Repubblica di Roma Pignatone. Franceschini, a Porta a Porta, si è difeso che il suo ruolo non gli consentiva di intervenire, in quanto i soprintendenti non dipendono gerarchicamente dal Ministro della Cultura. Prosperetti – riferisce Sgarbi – si è rifiutato di rivedere la pratica, sostenendo che si trattava di una “questione di gusto”. Il critico d’arte dichiara su Quotidiano Nazionale che porterà in giudizio il ministro e il soprintendente, chiedendo loro di rispondere “sulle garanzie fornite a un imprenditore privato prima che a un bene comune”, poiché “Roma non merita lo sfregio di un architetto”.
4.Cosa fa il Comune
Sono più di 15.000 i firmatari di una petizione di Change che chiedono al sindaco di Roma di fermare immediatamente le demolizioni con una delibera di Giunta di predisporre l’immediato inserimento nel Piano territoriale paesistico regionale delle aree di “Città storica” e “Città storicizzata”. La Raggi ha scelto di non commentare la vicenda, lasciando al suo assessore all’urbanistica Luca Montuori la delicata missione di rispondere alle critiche dato che sono stati proprio i suoi uffici a dare l’ultimo via libera per le demolizioni. “I casi di questi villini – ha dichiarato Montuori – hanno un unico motore, il disastroso Piano Casa della Regione Lazio”. Il Comune dichiara, quindi, di avere le mani legate a causa del prevalere della legge regionale.
5.La possibile “soluzione idrogeologica”
La recente voragine apertasi nel quartiere della Balduina, è la cartina al tornasole di una disastrata situazione idrogeologica a Roma, denunciata anche dall’Ordine degli Geologi, che vede protagonisti da un lato i vuoti delle antiche cave di pozzolana sotto la città, dall’altro la situazione obsoleta delle fognature di tanti anni fa. Come appena proposto da Italia Nostra, dato che la stessa legge urbanistica regionale è stata applicata alla Balduina, il Comune potrebbe chiedere di fermare i cantieri per la demolizione dei villini per verificare lo stato dei rischi sotterranei eventuali già in atto nelle zone circostanti. Una volta tanto, il dissesto idrogeologico potrebbe costituire una risorsa.