14 ettari di “lusso sostenibile per riqualificare” Venezia

di Paola Somma

Le elezioni comunali che, a Venezia, avrebbero dovuto tenersi in primavera, sono state rinviate a fine settembre. Il conseguente periodo di prorogatio della giunta in carica, finalizzato a garantire continuità ed efficienza dell’azione pubblica in un momento di emergenza, ha offerto al sindaco, Luigi Brugnaro, la possibilità di svolgere una lunga campagna elettorale, nel pieno dei poteri. Così, dopo aver rapidamente risolto le questioni che interessano i cittadini improduttivi, riducendo trasporti e servizi, e sollecitando il governo a posticipare la riapertura delle scuole al 10 ottobre, per “regalare a ristoratori e albergatori un mese di possibili guadagni in più, per rialzarsi dopo i danni del coronavirus”, l’impegno dell’amministrazione si è concentrato su una serie di grandi progetti di sviluppo immobiliare.

Le varianti agli strumenti urbanistici, all’uopo adottate, riguardano diverse parti del territorio comunale e, qualsiasi sia l’esito delle elezioni, avranno pesanti ripercussioni sulla città. Si va dalla stazione di Mestre, dove, grazie ad un accordo di programma con Ferrovie dello Stato e Salini Impregilo, sorgerà un “nuovo spazio vivibile con moderni e funzionali edifici ad uso turistico ricettivo”, ad interventi nel parco di San Giuliano per la “valorizzazione della gronda lagunare, nonché l’implementazione di una nuova connessione acquea per turismo ecosostenibile con la città antica”; dal “rilancio e riqualificazione del Lido”, grazie alla conversione dell’ospedale al mare in un Club Mediterranée, a S. Erasmo, dove sono previste “opere per la valorizzazione della cultura e dei prodotti dell’isola”.

Per quanto riguarda la città “storica”, il provvedimento di maggior rilievo è la variante n. 72, approvata nell’ultima riunione del consiglio comunale del 27 luglio, che consentirà gli “interventi per la ristrutturazione urbanistica degli ex cantieri navali ACTV a Sant’Elena”, “una delle più importanti aree di trasformazione della città di Venezia”, dove, come ha orgogliosamente dichiarato l’assessore all’urbanistica Massimiliano De Martin, “dopo anni di abbandono, siamo riusciti a portare a compimento un’opera di riqualificazione in una zona che potrà diventare un nuovo luogo di residenzialità”.

Interamente di proprietà pubblica, perché risultato di un relativamente recente imbonimento, e di eccezionali dimensioni e localizzazione, quattordici ettari sul bordo lagunare orientale, il compendio è formato da due parti: una darsena del demanio, della superficie di settantamila metri quadrati d’acqua e dieci mila a terra, e la cosiddetta ex piazza d’armi, ceduta dal demanio a Invimit, la società del ministero dell’economia e delle finanze, creata nel 2013, negli ultimi giorni del governo di Mario Monti, con l’obiettivo di “cogliere le opportunità di mercato derivanti dai processi di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico”.

Fino agli anni ’20 del secolo scorso, l’area della piazza d’armi era un terreno paludoso, che il comune ha imbonito, per ottenere in cambio dal demanio la parte meridionale dell’isola di S. Elena, ora urbanizzata. Alla fine della seconda guerra mondiale è stata data in concessione alla società dei servizi di navigazione lagunare (i vaporetti).

Il suo evidente potenziale finanziario, se trasformata in area edificabile, non è una scoperta dell’attuale sindaco. L’idea era già stata sostenuta durante i mandati di Massimo Cacciari e Giorgio Orsoni, che si sono adoperati per far trasferire i cantieri navali al Tronchetto, a pubbliche spese, ma che, essendo “di sinistra”, ipotizzavano un quartiere di edilizia, almeno in parte, pubblica.

Nel 2018, il sindaco Brugnaro, fortunato utilizzatore finale delle scelte dei suoi predecessori, ha chiesto a Invimit di presentare un progetto di edilizia privata per un quartiere di case di “lusso sostenibile”. E nella delibera ora approvata, si dice esplicitamente che la variante è necessaria, perché “le disposizioni contenute negli strumenti urbanistici vigenti risultano oggi inattuabili e impediscono di promuovere la riqualificazione dell’area… infatti prevedono quasi esclusivamente interventi di edilizia residenziale pubblica e attrezzature pubbliche (culturali, ricreative e sportive) secondo un’impostazione che si riferisce a scenari passati e oggi non più replicabili”.

Lo scorso giugno, Invimit ha presentato una proposta progettuale preliminare, a firma dello studio di architettura di Gian Paolo e Giovanna Mar, padre e sorella dell’attuale assessore al turismo Paola Mar, per un quartiere “di edilizia residenziale priva di vincoli convenzionali, quindi privata”.

Le tavole di progetto riguardano solo l’area della piazza d’armi, dove sono previste diverse tipologie di abitazioni, molte delle quali con giardino privato e posto barca. La darsena, invece, sarà “valorizzata sulla base di un progetto condiviso tra comune e demanio”.

Gli estensori della proposta sono consapevoli che, oltre a valorizzare l’area dei cantieri, l’intervento rappresenta un tassello di un piano più ampio, finalizzato alla creazione di un waterfront di lusso sull’intero bordo nord est. Per questo, prevedono collegamenti sia verso Quintavalle, un quartiere di case popolari costruito del 1910 (i prossimi sfratti/espropri?) con vista spettacolare sulla Laguna nord, che verso lo stadio di calcio (che il sindaco intende trasferire vicino all’aeroporto di Tessera) e la darsena Marina S. Elena. Situata all’estrema punta dell’isola, la marina è stata creata pochi anni fa, grazie alla recinzione, con un enorme frangiflutti, di quattro ettari d’acqua che il magistrato alle acque ha dato in concessione a un privato. Nel 2019 è stata sequestrata dalla guardia di finanza, perché le imbarcazioni funzionavano da boat & breakfast abusivo (purtroppo l’acqua non ha ancora un indice di fabbricabilità), ma è poi stata riaperta.

Invimit e Comune sono giustamente molto soddisfatti del risultato. L’assessore De Martin rivendica il merito di poter dare “finalmente dignità ad un luogo così importante”. Mentre secondo Giovanna Della Posta, attuale amministratore delegato di Invimit, che la signora intende far diventare la “cinghia di trasmissione tra i soggetti pubblici proprietari e il mercato del real estate”, il progetto rappresenta “la sintesi di una visione sociale ed economica degli investimenti immobiliari di Invimit… è l’impatto sociale di questa rigenerazione che costituirà il vero ritorno dell’investimento”. Cioè, come meglio dice il sindaco Brugnaro: a Venezia, voglio bella gente!


Immagine in evidenza: fotografia da Google Earth
Immagine del testo: fotografia da Google Maps, elaborazione grafica di Paola Somma

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