Silvia Mazza, Il grande bluff. Parchi archeologici siciliani fuorilegge

È al primo posto nel programma di politica culturale del Governo Musumeci: l’istituzione entro il 2019 di tutti e 20 i parchi archeologici autonomi, che una normativa regionale pionieristica

aveva previsto ben diciannove anni fa, anticipando la Riforma Franceschini che ha introdotto anche nel MiBAC musei e parchi autonomi.  Con sostanziali differenze, su tutte quella di tenere ancora insieme tutela e valorizzazione. Contraddizioni e carenze, però, di questa stessa normativa, la legge regionale 20 del 2000 («Legge Granata»), insieme a responsabilità politiche e amministrative, spiegano perché dopo tutti questi anni i parchi dotati di autonomia finanziaria e gestionale siano ancora solo la Valle dei Templi, Naxos e Selinunte. Stiamo parlando dei tre siti che da soli insieme coprono il 60% degli interi incassi di tutti i siti culturali siciliani. Mentre per i restanti parchi archeologici, ancora solo un nome in un elenco o solo perimetrati, lo scenario resta quello caotico consegnato dalle decretazioni scriteriate dell’allora assessore Mariarita Sgarlata, oggi consigliera del ministro Alberto Bonisoli (cfr. https://emergenzacultura.org/2017/01/03/sicilia-il-caos-dei-parchi-archeologici/).

Senonché, l’iter con cui dallo scorso agosto si sta imprimendo un’accelerata per fare ciò che non si è fatto in quattro lustri si basa su un «trucchetto» che aggirando la legge ha inquinato l’operazione fin qui condotta. Per istituire i parchi, infatti, è obbligatorio (lo dice la legge e lo dimostrano i casi dei parchi fin qui realizzati: Naxos nel 2007 e Selinunte nel 2013) acquisire il parere del Consiglio Regionale dei Beni Culturali, organo che non era stato ricostituito dal 2009, fino a quando non ci ha pensato nel 2017 l’ex governatore Rosario Crocetta. La ricomposizione, però ha restituito un organo che già in Sicilia ha una singolare fisionomia ibrida, tecnico-politica, e in cui la rappresentanza accordata ai politici è stata addirittura accresciuta (5 su 15). Avviene, dunque, che, l’assessore regionale ai beni culturali Sebastiano Tusa, lo stesso che nel luglio scorso aveva presentato un ddl di ripensamento del Consiglio BBCC come un organo puramente tecnico finalmente, eliminando del tutto la componente politica, invece che accelerare per dotarsi di un organo consultivo con riconosciute personalità del mondo della cultura, ha preso a decretare i nuovi parchi, a cominciare da Segesta e Piazza Armerina, sulla base di una legge obsoleta e, soprattutto, a prescindere dal parere vincolante del Consiglio. Rimpiazzato da un escamotage: i decreti che ha firmato presentano sì un parere, ma è quello di un «morto». Si tratta, infatti, di quello dato dal Consiglio nel lontano 3 luglio 2001, ma che allora veniva richiesto in riferimento alla generica individuazione delle aree che avrebbero dovuto rientrare nel Sistema dei Parchi archeologici regionali. Segesta, addirittura, è un parco nato lo scorso agosto sulla base di una perimetrazione non approvata dal Consiglio nel 2007 e per questo ritirata dalla Soprintendenza di Trapani (e anche la Sgarlata nel 2013 decretò, quindi, una perimetrazione bocciata!). Benché la legge lo richieda, nessun parere del Consiglio nemmeno per riformulare l’elenco dei parchi: Tusa questa estate ha proposto di  aggiungerne un altro alla lista già pleonastica (20 parchi siciliani contro i sette del Mibac), quello di Pantelleria. Nella foga di dover dimostrare che i parchi li si sta facendo, si è finiti pure per spacciare come un nuovo parco proprio questo che altro non è ancora che una voce di un elenco.

Senonché, all’improvviso, l’Assessore si ricorda del Consiglio di Crocetta, di cui non c’era stato «bisogno» per Segesta e Piazza Armerina, e lo convoca (per essere precisi, in Sicilia a convocare l’organo è il Presidente della Regione). Cosa accade di nuovo, quindi? Che la corsa delle decretazioni a raffica si è arrestata di fronte al parco più atteso e più importante, per storia, patrimonio e valori paesaggistici, nonché più dibattuto da sempre: quello di Siracusa, su cui si incentrano fortissimi interessi speculativi che già hanno portato i privati sul piede di guerra ad impugnare al Tar il primo decreto, quello di perimetrazione. Come correre il rischio che il «trucchetto» fino a questo momento sfruttato per i casi di parchi «inoffensivi», su cui non gravano interessi, venga scoperto in un’aula di tribunale e faccia crollare come un castello di carte tutta l’operazione? Riesumando il Consiglio per gli altri parchi «dimenticato». È stato riunito proprio l’altro ieri a Palermo. Tra i suoi membri c’è ancora Giuliano Volpe, nominato in quanto componente del Consiglio Superiore, che presiedeva e il cui mandato è scaduto il 3 luglio 2018. «Ma già il 12 luglio le Regioni mi avevano confermato loro rappresentante», spiega alla richiesta di chiarimenti sulla sua convocazione in Sicilia. Già, componente di un Consiglio Superiore che ancora non esiste, perché il Ministro Alberto Bonisoli  non lo ha ancora reinsediato.

La seduta non è stata altro che una «sanatoria»  delle situazioni di irregolarità di cui sopra e una scorciatoia in barba di nuovo alla legge che norma la materia dei parchi archeologici: da una parte è stata ratificata l’istituzione di Segesta e Pazza Armerina (dunque, una conferma che erano nati due parchi carenti del pronunciamento del Consiglio), dall’altra, in una sola seduta, è stato dato parere favorevole all’istituzione di tutti e 15 parchi archeologici mancanti, mentre la legge richiede, abbiamo detto, che gli esperti si esprimano sui singoli casi. Ma le apparenze sono fatte salve, c’è finalmente il parere del Consiglio!

Un cosa, però, è abbastanza evidente, i tecnici danno proprio fastidio all’Assessore «tecnico», Soprintendente del Mare dello stesso Assessorato che ora dirige, e con una lunga carriera universitaria e accademica, dato che  i comitati tecnico-scientifici dei parchi sono esautorati da commissari di nomina politica. Dei tre parchi effettivamente istituiti e dotati di autonomia, solo nella Valle dei Templi c’è quello reinsediato da Vittorio Sgarbi durante il suo breve mandato a capo dell’Assessorato siciliano. A Selinunte, con un commissario nominato da Tusa, non si sa perché non sia stato mai insediato il comitato nominato da Sgarbi; a Naxos resta da oltre un anno quello piazzato da Crocetta; infine, non è un parco archeologico, ma anche il parco Minerario Floristella-Grottacalda ha il suo bravo commissario.

 

L’articolo è una sintesi e aggiornamento di quello su «Il Giornale dell’Architettura».

 

31/01/2019

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