Valorizzare = occultare?

Gentile prof. Montanari,

mi sembra utile riportarle un episodio di “valorizzazione” messo in atto dal Mibact.

Sabato 30 luglio, in un caldo pomeriggio, mi sono recato insieme a tre amici e colleghi storici dell’arte a visitare l’area archeologica di Villa Adriana a Tivoli. Sulla vetrata della biglietteria un piccolo foglio informa che il Teatro marittimo è chiuso per restauri dal 17 marzo 2014 e che l’Antiquarium del Canopo “è aperto in occasione di eventi espositivi temporanei tra la primavera e l’autunno e in concomitanza con aperture straordinarie istituzionali segnalate sul sito web”. Ciò nonostante il prezzo del biglietto rimane di 8 euro. Una piccola locandina, sempre incollata sui vetri della biglietteria, elenca gli eventi del “Tivoli festival 2016” che si tengono all’interno dell’area archeologica, senza specificare dove. Il giorno della nostra visita era in programma un concerto della ‘JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia’.

Abitando in Lombardia, abbiamo comunque deciso di visitare gli scavi, anche se menomati di una delle parti più significative, il Teatro Marittimo. Dopo aver constatato che gli scortesissimi custodi erano tutti asserragliati nel locale del punto informazioni dotato di aria condizionata e che il prezzo del biglietto non dava diritto nemmeno a una fotocopia della piantina degli scavi, abbiamo iniziato la visita e abbiamo apprezzato che il sito sia ben tenuto, pulito e con l’erba tagliata.

Arrivati al Canopo, ecco, però, la brutta sorpresa: una squadra di tecnici stava montando un palco proprio all’inizio del canale. Come illustrano le foto in allegato, con buona pace dell’art. 45 del Codice Urbani sulla tutela indiretta della prospettiva e della luce, era impedita la vista di una delle parti più importanti del complesso monumentale! Senza contare che le operazioni di montaggio potevano accidentalmente arrecare danno alle colonne e alle statue (per quanto copie) poco lontane.

Premesso che la qualità artistica dell’orchestra non si discute, ci si domanda perché il palco debba essere montato proprio in qual punto, visto che comunque una quinta nera di sfondo impedisce agli spettatori la vista del Canopo durante il concerto. Data la vastità dell’area non era difficile individuare un altro luogo dove montare il palco, magari presso il Teatro greco, unico punto degli scavi transennato e pieno di erbacce, in modo da sensibilizzare il pubblico sulla necessità di restaurarlo.

A proposito del pubblico che verso le 20,00 cominciava ad affluire per impossessarsi dei pochi posti a sedere disponibili, bisogna dire che non dava certo un’idea di decoro e rispetto dei luoghi vedere orde di persone con i cartoni della pizza in mano dirigersi verso il Serapeo. D’altronde le regole presenti sul sito internet prescrivono che “gli abiti dovranno essere rispettosi del luogo e delle persone”, ma non dicono nulla riguardo alle salmerie…

Grazie per l’attenzione.

MF

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