Pubblichiamo tre interventi che si oppongono al recente emendamento al Decreto Semplificazioni relativo al tema della ristrutturazione degli stadi delle nostre città
Emendamento “sblocca stadi” o “sblocca centri commerciali” ? (sicuramente “blocca tutele culturali”)
6 settembre 2020 | di Anna Maria Bianchi Missaglia
È in corso da tempo, a livello statale e regionale, una progressiva amputazione del Codice dei beni culturali e delle tutele di quelle parti di città che rappresentano un patrimonio collettivo di bellezza, cultura, storia e memoria. E, in parallelo, da tempo è stato avviato un ridimensionamento del personale, delle funzioni e dei poteri delle Soprintendenze, insieme all’abbassamento dei limiti che fanno scattare il “silenzio assenso” per i pareri degli organi di tutela. Tutto questo a fronte di un progressivo e sfacciato ampliamento delle possibilità offerte ai privati di trasformare tessuti urbanistici, opere architettoniche, edifici di altissimo pregio in sbiadite parvenze di se stessi, in molti casi, come quello di cui ci occupiamo, per infarcirli di centri commerciali e di varie attività redditizie. Infatti l’emendamento di Matteo Renzi di Italia Viva, poi fuso con quello della sentarice Caterina Biti del PD e con quello analogo del centro destra, prevede che “... il soggetto [proprietario o concessionario dell’impianto sportivo NDR] che intenda realizzare gli interventi di cui al comma precedente (2) può procedere anche in deroga agli artt. 10, 12, 136 e 140 (3) del d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 [Codice dei Beni culturali], e alle eventuali dichiarazioni di interesse culturale o pubblico già adottate, nel rispetto dei soli specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali la conservazione o la riproduzione anche in forme e dimensioni diverse da quella originaria. L’individuazione di tali elementi, qualora presenti, è rimessa al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, il quale ne indica modalità e forme di conservazione, anche distaccata dal nuovo impianto sportivo, mediante interventi di ristrutturazione o sostituzione edilizia [cioè demolizione e ricostruzione NDR] volti alla migliore fruibilità dell’impianto medesimo”. In pratica il Ministero dei Beni culturali dovrà scegliere – in base a quali criteri? – “cosa salvare” di uno stadio che finora è stato tutelato come bene culturale, e avrà tra i 90 e i 120 giorni per dare il suo parere dopo di chè “…decorso tale termine senza che il Ministero abbia completato la verifica, il vincolo di tutela artistica, storica e culturale ricadente sull’impianto sportivo viene meno e cessano gli effetti delle dichiarazioni di interesse culturale eventualmente già adottate“. [continua leggere]
Comunicato della Consulta di topografia antica
8 settembre 2020
La Consulta di Topografia Antica esprime la sua fortissima preoccupazione e decisa contrarietà per l’emendamento “salva stadi” del Decreto Semplificazioni, che limita l’intervento delle Soprintendenze sui progetti che interessano questi impianti sportivi. Alle Soprintendenze non sarà infatti più possibile esprimersi sul progetto complessivo, ma solo su puntuali elementi strutturali architettonici o visuali, in altre parole su dettagli minori e ininfluenti.
Si tratta di un vulnus di straordinaria gravità alla tutela paesaggistica e architettonica così come è configurata nel sistema giuridico italiano ed è facile prevedere che, una volta che fosse approvata definitivamente la norma, essa troverebbe progressive estensioni a tutti gli interventi in cui è presente un interesse pubblico, quasi che la tutela sia un lusso di élite e non sia un interesse comune ancorato all’articolo 9 della Costituzione e a una giurisprudenza che ne sancisce la prevalenza su altri interessi, pure legittimi, ma non costituzionalmente tutelati.
Questa norma presenta dunque chiari elementi di incostituzionalità ed è coerente con quella tendenza bipartisan di indebolimento del sistema della tutela che dura da anni: se non contrastata con decisione essa costituirebbe un ulteriore e gravissimo passo verso lo svuotamento di significato delle Soprintendenze.
Appello SIRA contro l’emendamento stadi
9 settembre 2020
La SIRA (Società Italiana per il Restauro dell’Architettura) ritiene che tale emendamento costituisca un veicolo certo di precedenti pericolosissimi per i Beni culturali di qualsiasi natura, ponendosi contro i principi della conservazione e del restauro e ignorando la coincidenza fra la storia dello sport, delle squadre, degli sportivi con quegli impianti che sono autentici monumenti moderni, simboli internazionalmente riconosciuti dell’ingegno e della bellezza in architettura, luoghi nei quali i cittadini, i tifosi, gli sportivi tutti si riconoscono.
» Contro l’emendamento stadi_appello SIRA
Fotografia Giusti (1960 ca., collezione Pieri Venturi, Firenze) da Wikipedia