E dunque il colombario dei liberti di Augusto sull’Appia non diventerà parte del patrimonio dello Stato e quindi bene disponibile per il godimento di tutti *.
Non si tratta solo di un caso spiacevole e fortuito. Questa vicenda evidenzia innanzi tutto la superficialità e l’incapacità di visione di chi, al Collegio romano, dovrebbe elaborare le politiche sul nostro patrimonio.
L’approssimazione dimostrata – anche a fronte di una richiesta culturalmente argomentata in maniera ineccepibile e nei tempi utili alla possibile prelazione, così come era avvenuto da parte della Direzione del Parco dell’Appia – sottolinea come questo genere di iniziative – l’acquisizione di beni culturali per il pubblico patrimonio – siano ormai lette come residuali.
Tale disinteresse è dimostrato non solo dal primo diniego specifico pur di fronte ad una cifra, in termini economici, di assoluta modestia, ma dalla totale mancanza di una precisa programmazione in questo settore.
Programmazione indispensabile soprattutto a fronte delle note carenze di budget del Ministero: se non si hanno risorse infinite, a maggior ragione si devono stabilire, sulla base di una precisa visione di politica culturale, dei criteri di valutazione che permettano di scegliere, di volta in volta.
Senza essere succubi – per di più in maniera contraddittoria *, come per il colombario – delle contingenze del momento, ridotto – da un atteggiamento perennemente votato all’inseguimento dell’emergenza e dell’immediata visibilità – ad azioni estemporanee e scarsamente mirate.
Se l’inesistenza di una politica di questo genere è grave in generale perché sta a dimostrare – una volta di più – la ritirata dello Stato di fronte alle prerogative costituzionali, lo è ancora di più per quanto riguarda l’Appia Antica.
Il territorio del Parco è, come sempre ci ricordava Cederna, per il 95% in mano privata. Muri e recinti, ai lati della regina viarum, monumenti a parte, lasciano spazio solo a poche isole pubbliche, da Capo di Bove a Santa Maria Nova. Sono gli spazi che permettono di “ricucire” quest’area così particolare e di farla vivere, attraverso gli eventi che anche in questi giorni vi vengono ospitati.
Una politica delle acquisizioni, che potrebbero, con cifre modeste, essere gradualmente moltiplicate, permetterebbe di restituire al Parco e quindi a tutta la comunità dei suoi frequentatori, non solo monumenti importanti, ma spazi pubblici tanto più preziosi in quanto rari.
È quello che Emergenza Cultura richiede al Ministero di elaborare, nella massima trasparenza – a partire dall’Appia, ma non solo – invertendo una deriva rinunciataria e dimostrando di essere in grado di una pianificazione di lungo respiro.
** https://emergenzacultura.org/2017/07/08/giuseppe-pulllara-appia-antica-lira-di-franceschini-compriamo-subito-il-colombario/