La Biblioteca Nazionale non si tocca!

Chi siamo

Lettori, lavoratori, studiosi, volontari e visitatori fermamente contrari al progetto di trasferire la Biblioteca Nazionale di Napoli (BNN) dalla sua attuale sede in un’ala di Palazzo Reale (piazza del Plebiscito) a Palazzo Fuga (Real Albergo dei Poveri, piazza Carlo III): un progetto tutto politico, calato dall’alto, che scontenta tutti quelli che realmente ogni giorno frequentano l’Istituto e fruiscono dei suoi servizi o li rendono possibili e che ignora le reali esigenze della prima Biblioteca del Mezzogiorno d’Italia.

I fatti

Il 1° luglio 2021 i ministri per il Sud, Mara Carfagna, e della Cultura, Dario Franceschini, organizzano una consultazione in diretta web per raccogliere proposte sulla nuova destinazione d’uso da dare al Real Albergo dei Poveri, grazie al finanziamento di 100 milioni di euro proveniente dai fondi del PNRR.

Il 6 luglio successivo Dario Franceschini, in visita a Capodimonte, dimostra però di sapere già bene a cosa destinare il monumentale palazzo: «C’è un progetto molto interessante per l’Albergo dei Poveri: trasferirvi la Biblioteca Nazionale, un trasferimento che consentirebbe di destinare Palazzo Reale tutto a una destinazione museale. Ci stiamo lavorando, ma 100 milioni non bastano, ne serviranno di più».

L’idea non è nuova, già avanzata da altri in passato. L’elemento di novità stavolta è indubbiamente l’importante sostegno economico già stanziato per il progetto, oltre alla sinergia tra governo nazionale e amministrazione locale invocata dal neo sindaco Gaetano Manfredi e dal “Patto per Napoli” sottoscritto con le istituzioni centrali.

Ad aprile 2022 ingegneri e tecnici del Comune di Napoli contattano la dirigenza della Biblioteca e cominciano a predisporre il da farsi.

Le ragioni del trasloco

museo: Chi vuole il trasloco intende innanzitutto “destinare Palazzo Reale tutto a una destinazione museale”, come dichiarato dal ministro. In realtà, il Museo di Palazzo Reale dispone già di ampi spazi espositivi e le nuove aree servirebbero probabilmente più come location in concessione a privati. Tra l’altro, la Biblioteca organizza continuamente mostre (libere e gratuite) dei propri tesori che richiamano ogni anno migliaia di visitatori, oltre a presentazioni e incontri a cadenza settimanale.

nuovi spazi: Si afferma che la BNN godrebbe di nuovi e più ampi spazi, progettati ad hoc per le più moderne esigenze di fruizione. Queste idee però (ad esempio i depositi meccanizzati) fanno riferimento a una concezione di biblioteca risalente a più di 20 anni fa, che non tiene conto della progressiva dematerializzazione a cui il sapere va incontro. Il confronto, ad esempio, con la futura “Biblioteca europea” (Beic) che sorgerà a Milano non è sostenibile: la Nazionale di Napoli è essenzialmente una biblioteca di conservazione e l’accrescimento del suo materiale moderno è demandato agli acquisti diretti o al deposito delle poche case editrici rimaste in Campania (per la legge sul deposito legale). A meno che non si voglia ipotizzare di trasportare gli antichi manoscritti su rulli meccanici.

rilancio dell’area: Si sostiene che la BNN sia fondamentale per il rilancio dell’area della nuova sede, abbandonata per molti anni. Noi crediamo sicuramente che una biblioteca – comunale e di pubblica lettura, magari a scaffale aperto, con le più recenti uscite editoriali – sia fondamentale per riqualificare le zone intorno Palazzo Fuga, specie se inserita all’interno di una sorta di polo culturale e didattico che la struttura potrebbe ospitare. La BNN ha però una natura diversa da tutto ciò, non ha molto materiale moderno, né può avere “scaffali aperti”, i suoi tesori mal soddisferebbero le reali esigenze del quartiere, bisognoso di didattica, di spazi aperti, laboratori, corsi di formazione, di dipartimenti universitari, di studentati, di alloggi.

Le ragioni della nostra contrarietà

tutela/1: I circa 2 milioni di volumi, tra cui circa 5.000 incunaboli, 40.000 cinquecentine, 30 mila manoscritti, opere rare e dal valore inestimabile, tra cui l’intero corpus autografo delle opere di Giacomo Leopardi, i testi autografi di San Tommaso d’Aquino, Giambattista Vico, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Giuseppe Ungaretti, Francesco De Sanctis, Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Giuseppe Verdi, Gabriele D’Annunzio e tanti altri, i preziosi codici miniati medioevali, il Dioscoride Napoletano e i manoscritti copti del V e VI secolo d.C., i 1800 papiri ercolanesi risalenti al III secolo a.C. che hanno reso la BNN famosa in tutto il mondo, sarebbero messi seriamente a rischio da un trasloco di massa come quello che si vuole attuare. L’estrema fragilità dei materiali di queste opere ne condiziona spesso perfino la consultazione (a cui si fa preferire sempre la versione digitale, se non per comprovate ragioni di ricerca). Quando una sola di queste opere viene concessa in prestito per mostre esterne, presso musei italiani o stranieri, i valori assicurativi toccano i diversi milioni di euro e uno o due bibliotecari ne accompagnano il trasporto affidato a ditte specializzate (muniti di attrezzature idonee).

tutela/2: La BNN è dotata anche di un importante patrimonio di mobili, suppellettili, scaffali lignei antichi che sono parte integrante delle collezioni che custodiscono, alti fino a 6 metri e perfettamente adattati agli spazi che attualmente occupano e che andrebbero modificati per soddisfare le future esigenze, oltre a mappamondi, statue, strumenti musicali, l’incredibile collezione di animali tassidermizzati della Sala Africa del Fondo Aosta, con pietre preziose, trofei di caccia, armi e oggetti dell’artigianato indigeno: un ricchissimo patrimonio che fa il paio con quello librario e che le più elementari regole di tutela e conservazione vietano di toccare. Né è scientificamente accettabile uno smembramento delle collezioni e dei fondi.

fruizione: Trasferire questa incredibile mole di materiale antico e moderno, oltre a metterne a rischio la conservazione e l’organizzazione, ne impedirebbe anche la fruizione per diversi anni, il tempo necessario per “inscatolare” tutto, trasportare, aprire e risistemare, al netto di rallentamenti e ritardi. Si interromperebbero inoltre per un tempo indefinito i rapporti di collaborazione e ricerca che la Biblioteca tiene e terrà in piedi nei prossimi anni, come gli studi in corso sui papiri ercolanesi, i tirocini, i progetti di catalogazione.

questioni economiche: Nel 2019 sono stati stanziati oltre 300.000 euro per ristrutturare e climatizzare la sala studio dell’Officina dei Papiri; nello stesso anno sono stati avviati i lavori per la realizzazione della nuova centrale operativa di controllo e del nuovo punto accoglienza, con aggiunta di tornelli basati su tessera magnetica, con spesa complessiva di 630.000 euro: lavori ancora in corso, a cui si aggiungo quelli per la distribuzione (600.000 euro), i sottotetti (2 milioni di euro), i montacarichi (500.000 euro), resi vani dall’eventuale trasferimento delle opere. Inoltre, nella nuova sede (afferente al demanio comunale e non a quello statale come l’attuale) la Biblioteca potrebbe anche dover pagare un fitto. Sarà inoltre costretta -non essendo più “padrone in casa propria” – a rivolgersi costantemente al Comune per ogni esigenza di manutenzione.

sicurezza: La BNN occuperebbe solo parte di Palazzo Fuga, con altri lotti dell’edificio destinati ad altri progetti (“Città dei giovani”, ludoteche, palestre, associazioni). Sono inoltre presenti nell’edificio 80 famiglie che occupano abusivamente i locali agli ultimi piani; il grande cortile è diventato un parcheggio abusivo e numerosi sono i depositi illegali di rifiuti: una situazione che si trascina da anni e che se dovesse rimanere tale, anche solo parzialmente, metterebbe a repentaglio la salvaguardia del patrimonio della Biblioteca.

centralità: L’attuale storica sede della Biblioteca la colloca al centro di un “quadrilatero della cultura”. Sono a pochi passi diverse sedi universitarie (Federico II, l’Orientale, la Parthenope), l’Istituto italiano per gli Studi Filosofici, l’Istituto italiano per gli Studi Storici, la Biblioteca della Società di Storia Patria, oltre a note mete museali come Castel Nuovo (Maschio Angioino), il Teatro San Carlo e il Museo di Palazzo Reale. Una concentrazione che ha consentito negli anni un dialogo costante fatto di progetti, ricerche, iniziative. La mostra in corso al Museo di Palazzo Reale su Don Chisciotte, l’esempio più recente, dimostra la continuità della ricerca scientifica e la sinergia della biblioteca con il museo e quanto ancora si può realizzare sul piano espositivo. Spostare la Biblioteca in un luogo periferico ne impoverirebbe la centralità culturale e finirebbe per danneggiare anche lo stesso Museo o gli altri istituti limitrofi.

logistica: L’attuale sede è agilmente raggiungibile: sono vicine le fermate Toledo e Municipio della metro Linea 1, Chiaia-Monte di Dio (prevista per giugno 2022) della Linea 6, numerose linee di autobus e la Stazione marittima-Molo Beverello. Purtroppo invece la nuova sede di Piazza Carlo III soffre un’atavica scarsa copertura di mezzi pubblici. Numerose, tra i Quartieri Spagnoli e il Centro storico, le case in cui risiedono molti degli studenti che frequentano la BNN. La zona è anche ricca di alberghi e b&b usati dagli studiosi che vengono da fuori. I turisti che visitano la Biblioteca fruiscono di un itinerario culturale ravvicinato, di cui l’Istituto è una delle tappe tra le varie strutture delle vicinanze. Se venisse trasferita, la BNN perderebbe inevitabilmente gran parte di questa utenza ed è ridicolo affermare il contrario.

ragioni storiche: La sede di Palazzo Reale è lo specchio della storia che i Fondi della biblioteca narrano. Dopo ampio dibattito pubblico, nel 1922 si decise di trasferire l’antica Biblioteca, istituita nel XVIII secolo, dal Palazzo degli Studi all’interno del Palazzo Reale, anche grazie all’intervento di Benedetto Croce. Le numerose sale affrescate, la grande sala studio già salone dei balli di corte, le sale “pompeiane” al piano superiore, impreziosiscono ed esaltano il patrimonio librario.

Cosa chiediamo, rivendichiamo, proponiamo

  • che la Biblioteca Nazionale di Napoli rimanga dov’è;

  • che ne venga migliorata l’attuale struttura, dove necessario;

  • che venga assegnato nuovo personale (tramite mobilità, interpelli, concorsi per nuove assunzioni) a tutti livelli: bibliotecari, assistenti, custodi, tecnici, funzionari amministrativi, personale. Dei 280 dipendenti in servizio meno di 20 anni fa, ne sono rimasti 60 e molti altri andranno in pensione nel giro di un paio di anni. Negli ultimi anni il rapporto tra nuove assunzioni e pensionamenti è di 1 a 20;

  • che le vengano dati in disponibilità nuovi spazi ad essa attigui o limitrofi (già indicati più volte) che possano fungere da depositi a norma, spazi espositivi, sale per l’utenza; e che venga ripristinata e riaperta la sede di Sant’Angelo al Nilo, nel cuore del quadrilatero universitario, con le sue collezioni moderne;

  • soprattutto, infine, chiediamo che si abbandoni una volta per tutte questa miope visione politica che distingue beni culturali economicamente produttivi da beni “improduttivi”, visione che negli anni ha progressivamente danneggiato le biblioteche (e gli archivi), ridimensionandole, accorpandole a musei o, come in questo caso, decentralizzandole. Noi crediamo fermamente che la cultura sia una e unica e che sia qualificabile solo in base alla sua capacità educativa e formativa, non certo in base alla sua potenzialità economica.


Comunicato stampa dell’8 giugno 2022. Fotografia da Wikimedia Commons.

Leggi anche

Altri articoli

Scopri i libri della collana Antipatrimonio