Laura Tedesco
La prestigiosa mostra su Caroto appena aperta in Gran Guardia? «Agli operatori danno paghe da 5 euro lordi l’ora». Lo denuncia l’associazione «Mi Riconosci», che dal 2015 si batte per la dignità del lavoro nel patrimonio culturale. Gli attivisti, nel portare alla luce la vicenda, puntano il dito contro il «risparmio inaccettabile sul costo del lavoro». Nel mirino, è finito il «notevole (pari a quasi il 30%, ndr) ribasso nell’offerta della cooperativa che si è aggiudicata l’appalto di guardiania e accoglienza al pubblico».
Ricostruiscono il caso con nomi e cognomi: «La società che si è aggiudicata l’appalto, Rear Società Cooperativa, già vincitrice di altri appalti nel comune scaligero spiegano gli attivisti – ha ottenuto un punteggio complessivo di 100 punti, di cui 70 nell’offerta tecnica e 30 nell’offerta economica, grazie a un ribasso del 29,5% rispetto all’importo a base di gara di 204.724 euro. Tanto notevole che – sostiene l’associazione – l’offerta è stata ritenuta “anomala” in sede di gara, ma a quanto pare non abbastanza da evitare l’aggiudicazione».
Ma com’è stato possibile proporre un ribasso tanto cospicuo? «Semplicemente – è la tesi degli attivisti – abbattendo il costo del lavoro, infatti gli operatori della mostra vengono inquadrati non con il contratto proprio del settore culturale, ma con quello della vigilanza non armata, per 5 euro lordi l’ora». Una cifra «irrisoria», soprattutto se si considera che «negli annunci e durante i colloqui di lavoro è stata richiesta anche la conoscenza della lingua inglese e che il biglietto d’ingresso alla mostra risulta di 13 euro a persona».
A detta di Federica Pasini, educatrice museale e attivista dell’associazione Mi Riconosci, «non è accettabile che si speculi in questo modo su chi lavora nel settore culturale. Non è ammissibile che la mostra più importante dell’anno sia tenuta in piedi da operatori che lavorano con salari molto al di sotto della soglia di povertà».
Gli attivisti ricordano che questo episodio non sarebbe il primo a Verona, dove già in passato sarebbe stato «imposto sugli appalti dei servizi di biglietteria e bookshop di tutti i musei civici il contratto dei servizi fiduciari, sebbene un contratto per il settore culturale esista, quello, ben più dignitoso, di Federculture». Detto ciò, l’associazione conclude chiedendo alla politica cittadina di «farsi carico di un netto cambio di rotta, evitando aggiudicazioni con grandi ribassi e puntando su un’occupazione culturale di qualità. Solo personale qualificato e pagato degnamente».
Tutto questo, mentre la mostra di Caroto, pittore veronese attivo nel variegato panorama degli artisti del ‘500 veneto, promette di fare il pieno di visitatori. Del resto, bastano alcune cifre per rendere l’idea della grandezza di questo evento culturale appena inaugurato in Gran Guardia: 123 opere in mostra, 34 prestatori (tra cui prestigiosi musei come le Gallerie degli Uffici di Firenze, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Louvre di Parigi), 4 restauri, 15 analisi diagnostiche, 3 curatori, 1 coproduttore, 2 partner scientifici, 5 media partner, 2 sponsor, 4 partnership, 690 metri quadrati di allestimento, 3 sale multimediali, 1 app digitale, 20 tablet per la realtà aumentata, 1 virtual tour, 20 laboratori didattici, 2 visite guidate gratuite settimanali, 1 sito internet dedicato. Numeri importanti, che stridono con i «5 euro lordi all’ora».
Articolo pubblicato su “Corriere di Verona” il 15 maggio 2022. Fotografia da Wikimedia Commons.
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