Tomaso Montanari
Democrazia e ambiente: è su questo cruciale binomio, decisivo per le sorti stesse della vita sul pianeta Terra, che oggi si misura un governo. E il bilancio del governo Draghi – a cominciare dalle “semplificazioni” regalate dal Pnrr a chi vuol mettere le mani sul territorio – è terribile: si colpisce la democrazia per stravolgere l’ambiente. Se c’è una singola storia capace di raccontare tutto questo, è quella dei depuratori del Lago di Garda, il più grande bacino idrico d’Italia.
Da oltre 40 anni gli scarichi fognari della costa bresciana passano sotto il Lago in due grandi tubi che li portano su quella veronese, fino al depuratore interregionale di Peschiera, che poi scarica le acque pulite nel Mincio, emissario del Garda. Una soluzione sostenibile e consolidata, che non ci sarebbe alcun bisogno di cambiare, ma solo di migliorare (perché una parte degli scarichi dell’irresponsabile espansione edilizia della sponda bresciana finiscono nel Lago, con cariche batteriche oltre i limiti di legge), e di manutenere. Ma alla manutenzione da sempre in Italia si preferisce l’inaugurazione (Longanesi): e soprattutto il giro di soldi che la precede.
Così la presidente della Comunità del Garda (che è Maria Stella Gelmini) nel 2017 ottiene un finanziamento di circa 130 milioni di euro (che ad oggi è lievitato fino a 230 milioni) per cambiare tutto il sistema, e nel 2018 si presenta il progetto di due nuovi depuratori (a Gavardo e a Montichiari), che porterebbe le acque reflue dal bacino del Garda in quello del lago d’idro, scaricandole poi nel disastrato fiume Chiese. La reazione dei 15 comuni interessati, trattati come una specie di pattumiera dal ceto politico che governa il Garda, è di assoluta contrarietà, e tutti i movimenti ambientalisti reagiscono con fermezza contro questo traffico di acque sporche da un bacino idrografico all’altro (un incubo da apprendisti stregoni del governo dell’ambiente).
Una volta tanto, le istituzioni ascoltano e, il 30 novembre 2020, il Consiglio provinciale approva una mozione che fissa un principio cardine di responsabilità e sostenibilità: “gli impianti consortili di depurazione siano localizzati nelle aree territoriali dei Comuni afferenti all’impianto stesso”.
Il tavolo delle Associazioni non si limita a dire di no al progetto milionario, ma commissiona un controprogetto molto più economico (63 milioni vs 230) che prevede la posa di una nuova condotta sublacuale destinata a ricevere le acque nere, il relativo potenziamento del depuratore di Peschiera, la separazione delle reti fognarie (acque di pioggia e acque nere).
Tutto bene, dunque? Manco per sogno: perché quando Maria Stella Gelmini diviene ministra per gli Affari regionali e le autonomie del governo Draghi, usa questo potere per stroncare l’autonomia della sua terra: chiede ed ottiene la nomina di un Commissario straordinario (individuato nel prefetto di Brescia!) con il compito di imporre in un mese ciò che le istituzioni democratiche avevano dichiarato di non voler fare. Un incredibile sbrego costituzionale, che la Commissione scuola dell’Anpi stigmatizza senza peli sulla lingua: “la Presidente della Comunità del Garda ha chiesto e ottenuto dal Ministro della transizione ecologica la nomina di un Commissario, non perché all’interno dell’amministrazione provinciale di Brescia vi fossero infiltrazioni criminali, o incapacità ad affrontare situazioni di gravissima emergenza, ma perché vi sarebbero posizioni politiche, peraltro, espresse legittimamente dagli organismi democratici preposti, diverse da quella della lobby rappresentata dalla stessa Presidente della Comunità del Garda, posizioni che il Commissario doveva annullare. Con l’aggravante che a mortificare la volontà democratica della Provincia di Brescia, è stato chiamato come Commissario il Prefetto, proprio quella figura che la Costituzione non a caso non contempla”.
Dal 9 agosto ad oggi, gli ambientalisti bresciani (tra i quali si segnala il lucidissimo Marino Ruzzenenti) presidiano a oltranza, giorno e notte, la prefettura di Brescia, nella più tenace lotta per democrazia e ambiente che l’Italia di oggi conosca, con assemblee in piazza, manifestazioni davanti al Duomo, e adesioni importanti come quella della Cgil.
Non trovo commento migliore a questa incredibile vicenda delle seguenti righe: “Democrazia e prefetto ripugnano profondamente l’una all’altro (…), la democrazia comincia dal comune, che è cosa dei cittadini, i quali non solo eleggono i loro consiglieri e sindaci (…) ma da sé, senza intervento e tutela e comando di gente posta fuori del comune od a questo sovrapposta, se lo amministrano, se lo mandano in malora o lo fanno prosperare”. Sono parole di Luigi Einaudi: e non stupisce affatto che a ignorarle, anzi a fare l’esatto contrario, siano i sedicenti liberali che stanno massacrando il Paese che dicono di governare.
Articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il 27 settembre 2021. Fotografie dalla pagina Facebook di Basta Veleni.
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