Beni Culturali, chiesti 15 anni di esperienza per collaborazioni con il Ministero. I professionisti insorgono: “abuso, si escludono d’ufficio intere generazioni”

di Mi Riconosci?

Il 29 dicembre il Ministero dei Beni Culturali ha pubblicato un avviso di selezione per il conferimento di incarichi di collaborazione presso tutte le Soprintendenze d’Italia, nei primi sei mesi del 2021, per i ruoli di archeologo, architetto, ingegnere, storico dell’arte. Ma i requisiti lasciano esterrefatti: per una collaborazione a partita IVA di sei mesi si richiedono 15 anni di esperienza professionale (dieci nel caso si sia in possesso di un dottorato) o in alternativa essere professori universitari.

I professionisti del settore culturale, riuniti da cinque anni nel movimento Mi Riconosci denunciano l’assoluta arbitrarietà del provvedimento, che arriva oltretutto in un momento di grandissima difficoltà per gli operatori del settore.

“Avevamo già contestato il fatto che, col Decreto Agosto, si fosse deciso di prevedere una pioggia di incarichi di collaborazione anziché procedere con concorsi e assunzioni, attuando così un provvedimento privo di qualsiasi lungimiranza o pianificazione” spiega Flavio D. Utzeri, attivista di Mi Riconosci e archeologo “I requisiti del recente avviso vanno ben oltre. Invece di utilizzare le collaborazioni di sei mesi per far lavorare i più capaci senza distinzione d’età, permettere a tante e tanti di avere un reddito e al contempo inserire nuove forze nei ministeri, si impongono criteri del tutto arbitrari. Questi requisiti tagliano fuori dalla possibilità di ottenere l’incarico due o tre intere generazioni di professioniste e professionisti”.

Il bando lascia ancor più perplessi perché imposto a livello centrale a tutte le Soprintendenze d’Italia, che quindi si troveranno a dover scegliere per forza di cose i collaboratori da una ristrettissima schiera di persone con lunghissima esperienza e di professori universitari. La collaborazione prevede 32 mila euro lordi per un anno, “una cifra esigua per le casse dello Stato o per chi ha già un incarico garantito, ma che può essere decisiva per chi si è affacciato da pochi anni nel mondo del lavoro culturale” conclude Utzeri.

Il movimento Mi Riconosci invita i funzionari delle Soprintendenze periferiche a rompere il divieto ministeriale di parlare con i giornali per denunciare l’abuso subito e chiede al Ministero di ritirare immediatamente un bando che si configura come un inutile ostacolo a uno sviluppo sano del settore in un momento già difficilissimo.