di Claudia Marino
A pochi giorni dalla data di chiusura delle scuole, in un momento di collegi docenti finali, di consigli straordinari, decisi a seguito delle ordinanze del Ministro e, soprattutto, di scrutini per definire e promuovere tutti i ragazzi che sono lontani dalle loro aule sin dal 5 marzo, mi soffermo su qualche valutazione di questo raro e, speriamo, unico anno scolastico.
Nell’ordinanza concernente la valutazione finale degli alunni per l’anno scolastico 2019/2020 e le prime disposizioni per il recupero degli apprendimenti del 16 maggio 2020 si legge:
“…I docenti (…) sono comunque chiamati a tenere conto degli ampi criteri previsti all’articolo 1 del decreto legislativo 62/2017 e a svolgere, nell’ambito delle proprie prerogative, una valutazione correlata all’attività svolta e ai singoli alunni;
– proprio in ragione della situazione straordinaria e al fine di garantire il diritto costituzionale all’istruzione sulla base di indicazioni omogenee, si demandano alla presente ordinanza “le strategie e le modalità dell’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019/2020 nel corso dell’anno scolastico successivo, a decorrere dal 1° di settembre 2020, quale attività didattica ordinaria”, attività da non confondersi, peraltro, con l’inizio delle lezioni previste dagli ordinamenti didattici.
I docenti (…) procedono alla valutazione degli alunni sulla base dell’attività didattica effettivamente svolta, in presenza e a distanza sulla base dei criteri e delle modalità deliberate dal collegio dei docenti.
Gli alunni sono ammessi alla classe successiva anche in presenza di voti inferiori a sei decimi in una o più discipline, che vengono riportati nel verbale di scrutinio finale e nel documento di valutazione.
Per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni inferiori a sei decimi (…), gli insegnanti contitolari della classe e il consiglio di classe predispongono il piano di apprendimento individualizzato di cui all’articolo 6, in cui sono indicati, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire o da consolidare nonché le specifiche strategie per il raggiungimento dei relativi livelli di apprendimento.”.
Nell’ordinanza il Ministro modifica in parte ciò che era già stato annunciato durante i mesi del lockdown: ad esempio, che tutti i ragazzi sarebbero stati promossi con votazione sufficiente, senza voti inferiori a sei decimi.
In questo lungo periodo di chiusura delle scuole molti sono stati i commenti. Si è parlato dei ragazzi lontani dai banchi e dai rapporti tra coetanei, dei bambini senza le maestre e i compagni, ma questa chiusura ha causato anche un altro aspetto: la solitudine enorme nella quale i docenti sono stati lasciati. Noi docenti abbiamo proseguito i programmi con video lezioni tutti i giorni, secondo l’orario in classe, abbiamo dialogato spasmodicamente con i colleghi, i presidi e i vice presidi, ai quali chiedevamo lumi e con i ragazzi anche dell’attualità e delle circostanze della diffusione del virus a livello internazionale. Non sono stati trascurati commenti sulla morte di Luis Sepulveda, sulle pesti dell’antichità, sulla festa del 25 aprile, del 1 maggio e sulla ricorrenza del 2 giugno.
Abbiamo sempre letto tanti articoli dei quotidiani e li abbiamo sottoposti all’attenzione degli alunni e, seduti dalle postazioni di casa, abbiamo iniziato ogni lezione dicendo: “Buongiorno ragazzi, mi sentite?”. Ebbene, per fare tutto ciò, molti dei docenti italiani hanno dovuto, da soli, ex abrupto, cambiare la rete, acquistare on line un dispositivo in più rispetto a quelli già presenti in casa che, magari, occorrevano ai figli per seguire le loro lezioni: senza che nessuno abbia mai chiesto se anche i docenti fossero attrezzati per affrontare una nuova deflagrante didattica, semplicemente, citata con Dad (didattica a distanza), smart solo nel nome. Non è stato valutato se tutti i docenti d’Italia avessero spazi dedicati, in grado di offrire la concentrazione massima per le lezioni, le correzioni dei compiti dal Drive, i conteggi delle votazioni somministrate ai ragazzi con Socrative e adeguatamente distinti dai luoghi della vita domestica, della famiglia, chiusa dentro in modo coatto. Questa, a mio avviso, è la “solitudine del docente”, quella per la quale, alla fine di ogni collegamento, quando la rete era satura e non permetteva di svolgere in modo chiaro e completo la lezione, ha portato, più volte, a scuotere la testa china tra le mani, nella ricerca di un perché a questa tremenda situazione e a volte alle lacrime, perché loro, gli alunni, non avevano potuto ascoltare la lezione completa.
L’emergenza è emergenza e tutti i docenti oggi – i quali hanno continuato a percepire il loro stipendio a fronte di tante situazioni disperate – in concomitanza della fine dell’anno scolastico, devono compiere l’ultimo grande impegno degli scrutini finali. Si attendono ordinanze, si valutano notte e giorno i voti degli alunni di una classe, si cambiano i giudizi posti prima in equipollenti voti, auspicando sempre che vi sia la connessione e ogni mattina, in quella postazione di casa, si accende lo schermo e si dice: “Buongiorno, ragazzi, mi sentite?”. E, molte volte, l’unica soddisfazione dei docenti è registrare la presenza on line di tutta la classe, anche degli alunni più deboli, di quelli meno dotati di mezzi di supporto tecnologico, i quali, dallo schermino del cellulare, si connettono e, piccoli piccoli, dicono, “Prof. Io ci sono”. Sorridiamo con tutta l’anima, dal profondo del cuore, se ci salutano dicendo: ”Grazie Prof” e con le mani ci fanno il cenno di rivederci l’indomani. Mille volte in questo tempus, nel cambiare una Adsl in una fibra, abbiamo sperato di migliorare la situazione con il cuore stretto tutte le volte che la linea veniva meno, ma anche con il timore che qualcuno degli allievi cercasse di rispondere dopo aver consultato un libro o aver sentito qualche suggeritore casalingo. L’obiettivo che abbiamo cercato di perseguire in questo momento di chiusura delle aule è che i nostri alunni riuscissero a conseguire un buon risultato anche dietro quello schermo. Adesso stiamo concludendo un annus horribilis e siamo, secondo i nostri compiti, impegnati in scrutini, valutazioni, griglie per la Dad, rimodulazione di programmi, revisione delle programmazioni di inizio anno. Lo faremo con maggiore coscienza nel valutare nel miglior modo ciascuno di quei ragazzi che respirava affannato a guardare scorrere il nostro dito sull’elenco prima di una interrogazione in classe. Non abbiamo più sentito il loro batticuore, non abbiamo più visto le loro mani alla bocca per mangiarsi le unghie, non abbiamo più potuto battergli il colpetto sulla spalla per l’8 conseguito, ma che non vada dimenticato il tentativo dei docenti di accompagnare i ragazzi durante i giorni neri dell’emergenza, concludere, quasi ossessivamente, i programmi per preparare tutti al prossimo anno scolastico. Tutto questo l’abbiamo fatto con una maggiore responsabilità per essere stati più soli con gli stessi problemi dei nostri alunni, dovendo rincorrere le nuove ordinanze e cercando di non sottrarre tempo prezioso alla docenza svolta in modo cosi penalizzante.
Oggi, tutti coloro che sentono questo mestiere come missione della propria vita e che, nonostante la Dad, hanno concluso i programmi rispondendo sempre alle domande dei propri alunni, dovranno trovare la forza di valutare i ragazzi, con il timore sulla modalità di ripresa del nuovo anno scolastico, con la speranza che le scuole siano messe in sicurezza e con quella che i finanziamenti stanziati per tutti gli adeguamenti delle strutture vengano usati al meglio. Non si devono dimenticare, però, la tristezza dei ragazzi, ai quali è stata sottratta una parte della loro adolescenza né la solitudine dei docenti, che hanno improvvisato un nuovo modo di insegnare, con la maschera dell’attore della Didattica a distanza, trovando la forza, nonostante tutto, di sostenere i ragazzi nel loro percorso di apprendimento.
L’autrice è Professoressa di Lettere al Liceo Camillo Cavour di Roma