di Vittorio Emiliani
Notizia ufficiale: la Quadriennale d’arte di Roma, se si farà, si terrà nella vecchia sede originaria del Palazzo delle Esposizioni. E il costoso cantiere montato da cinque anni all’Arsenale Clementino a spese del Mibact? Aspetterà. Succedono cose strane ai Beni Culturali inteso come Ministero. Negli anni del governo Renzi la sua spesa non è stata riportata ai livelli ante-Berlusconi-Biondi che l’avevano più che dimezzata (dal 39 al 18 % del bilancio statale) rispetto ad Amato-Melandri del 1999. «Sopravviveva» dunque male, attorno al 25% del totale di bilancio. Senza mezzi e senza giovani funzionari, ma con 18 milioni di euro, ad esempio, fortemente voluti dal ministro Franceschini per l’Arena Colosseo da destinare a chissà quali spettacoli.
Nel 2015 e nel 2016 – lo si apprende ora da una dettagliata risposta ministeriale alla senatrice rossoverde Loredana Depretis – erano stati stanziati, in piena carestia finanziaria – rispettivamente 1 e 6 milioni di euro per restaurare e recuperare l’Arsenale Pontificio detto Clementino da quel Clemente XI Albani che lo fece realizzare insieme al potenziamento del contiguo Porto di Ripagrande e al più lontano e bellissimo Porto di Ripetta (purtroppo perduto). Lodevole investimento se avesse avuto un qualche nesso storico col Tevere.
No, quei 7 milioni di euro sono serviti ai primi lavori destinati a fare di quel manufatto del ‘700 la nuova sede (la terza in pochi anni) della Quadriennale d’arte di Roma. Quest’ultima, nasce nel 1927, per volontà del Governatorato di Roma, regista il potente Cipriano Efisio Oppo, come esposizione d’arte contemporanea “nazionale” lasciando alla ormai affermata Biennale di Venezia il carattere internazionale. Prima sede, il Palazzo delle Esposizioni di Pio Piacentini in via Nazionale. La Quadriennale ha avuto nel dopoguerra varie vicissitudini venendo tuttavia potenziata con la collocazione (costata non pochi miliardi) di uffici e archivi a Villa Carpegna mantenendo il Palaexpo quale efficiente sede di mostre.
Poi diventa presidente della Quadriennale un potente, Franco Bernabè, già presidente dell’Eni, a capo del Comitato italiano dell’Unesco, il quale avanza a Franceschini il maxi-progetto per una sede, la terza, della Quadriennale all’Arsenale Clementino, con la “rifunzionalizzazione di tutti i manufatti del complesso, ovvero l’Arsenale stesso, le Corderie e i Magazzini del sale” (chiarisce la risposta del MiBACT alla senatrice Depetris). “L’Arsenale, l’edificio architettonicamente più rilevante dell’intero complesso, sarà deputato alle funzioni di rappresentanza”, chiarisce la risposta del marzo scorso, “ed ospiterà mostre, eventi e conferenze in uno spazio flessibile, in grado di soddisfare tutte le esigenze espositive”. Roba di lusso. Nel Magazzino del sale un vasto sistema di accoglienze con bookshop, caffetteria, annessi spazi all’aperto. Mentre “il fabbricato delle Corderie dovrebbe (perché il condizionale? ndr) ospitare la sede operativa della Fondazione e l’archivio-biblioteca, il centro di documentazione sull’arte italiana del XX e XXI secolo “che consta di circa 40.000 volumi”, ecc. ecc.
I lavori sarebbero in corso ma dal 2016 ad oggi non risulta stanziato – stando alla recentissima risposta – più nemmeno un euro. Facciamo un passo indietro per ricordare che protostoria e storia di Roma sono originate dal grande fiume dal lungo tratto urbano, porto lineare per millenni sulle due sponde. Tant’è che il grande Adriano La Regina non aveva mancato di progettare un Museo archeologico del Tevere. Ovviamente inascoltato. “Ci andrebbero i soliti quattro gatti”, ha commentato sarcastico Umberto Croppi già assessore alla Cultura dei primi anni con Gianni Alemanno, poi molto critico ed ora successore di Bernabè a quella Quadriennale che notoriamente attira folle da sconvolgere per giorni il traffico in mezza Roma… In realtà il Museo vivo del Tevere richiesto pure da tante associazioni, tiberine e non, culturali soprattutto, prevedrebbe pure tutta una parte medioevale e rinascimentale dedicata alla Ripa Romea, prossima all’Arsenale, punto di arrivo e di partenza delle imbarcazioni dei pellegrini provenienti dalla Francia soprattutto, o diretti dopo Roma in Terrasanta via Fiumicino. Poi tutta la grande storia della riva Greca, quella sinistra di Santa Maria in Cosmèdin, di Sant’Anastasia, del Velabro, della stessa Isola Tiberina dedicata ad Esculapio, e delle presenze ebraiche, prima del tutto libere a Trastevere (Sinagoga in via dell’Atleta) e poi nel Ghetto dietro l’Isola. Senza dimenticare la Sinagoga romana di Ostia Antica, i Mitrei e altro ancora. Infine il grande asse plurisecolare di trasporto tiberino fino all’avvento della ferrovia. E ancora i tanti Circoli nautici, remieri, velici ora presenti sulle sue rive. Ma cosa rappresenta tutto ciò in confronto alla Quadriennale? Suvvia, briciole di storia che interessano “quattro gatti”.
A Roma nel frattempo si sono creati migliaia di metri quadrati di superficie espositiva per l’arte moderna e contemporanea col MAXXI (200 milioni di dollari di costo, più dell’intero complesso del vicino e attivissimo Auditorium), col raddoppio del MACRO, con le stesse Scuderie del Quirinale, con la Galleria Comunale di via Crispi, senza dimenticare l’ampia metratura disponibile presso la Galleria d’Arte Moderna (ex GNAM) dopo gli stravolgimenti imposti dalla direttrice Cristina Collu.
Infine il poderoso cantiere della nuova Quadriennale non riceve più un euro dal 2016 e, notizia ufficiale, la prossima edizione della medesima si terrà (compatibilmente) in ottobre… a Palazzo delle Esposizioni. Dove nacque e dove poteva ben rimanere. Con poca spesa.
Fotografie di Gian Carlo Alvarez de Castro, 2019