Come ai tempi di Goya un mostro lava l’altro

di Tomaso Montanari

«Una mano lava l’altra»: ecco la miglior traduzione del «Se repulen» (letteralmente: «si ripuliscono») scritto in calce al capriccio di Goya in cui un mostro si applica a tagliare le abnormi unghie dei piedi ad un altro, sotto l’occhiuta sorveglianza di un terzo.

La cifra enigmatica di questa straordinaria serie di acqueforti comportò l’immediata redazione di commenti, che circolavano manoscritti. Tra i più celebri, e più vicini a Goya stesso, sono quelli conservati al Prado e alla Biblioteca Nazionale di Spagna. Accanto a questa immagine il primo, che ha sempre un tono sibillino, scrive: «Avere le unghie lunghe è così dannoso, che è proibito perfino a chi pratica la stregoneria». Il secondo, più francamente politico, fornisce la chiave dell’allegoria: «I funzionari che tradiscono lo Stato si spalleggiano e si sostengono a vicenda».

Tenersi il sacco, coprirsi, lavarsi, ripulirsi a vicenda: metafora subito comprensibile. Oggi usatissima anche nella sua versione inglese: washing. Che nella forma completa (whitewashing) ha una notevole profondità semantica: imbiancarsi, darsi una patina, rifarsi la facciata. Come i sepolcri imbiancati.

Potere insondabile di Goya: questa immagine riesce ad essere di drammatica attualità, attagliandosi alla perfezione ad una classe dirigente che, in tutto il mondo, approfitta dell’emergenza virale per ‘ripulirsi’, cioè per rilegittimarsi.

Lo fa perfino attraverso l’eterno trucco dello scaricabarile: che, sotto l’apparenza di un accusarsi a vicenda, è invece un vicendevole assolversi. Versione politica vs politica: ‘era la regione a dover dichiarare la zona rossa!’, ‘no, era il governo!’. Versione politica vs scienza (e viceversa): ‘Gli scienziati non ci hanno avvertito!’; ‘La politica non ci ha finanziato’; ‘Ma la scienza ci ha chiesto posti e potere, non soldi per la ricerca’. Versione giornalistica: ‘Se le bozze dei decreti filtrano noi non possiamo che pubblicarle!’. Versione imprenditoriale: ‘non vogliamo tenere aperte le fabbriche per il profitto privato, ma per l’interesse strategico nazionale’. O anche: ‘noi teniamo in piedi il Paese!’, che (come ha reso chiaro, suo malgrado, un notissimo editore attraverso un videomessaggio davvero degno dell’immaginario di Goya) si legge così: ‘approfittiamo di questa irripetibile occasione per coprirci d’oro vendendo qualsiasi cosa agli italiani reclusi!’. 

La tragedia del virus è una sorta di istantanea collettiva: immortala i piccoli, e grandi, eroismi di chi dà tutto per gli altri. Ma anche i piccoli, e grandi, egoismi di chi prende tutto per sé. Tradendo il bene comune, e ripulendosi.


Articolo pubblicato in “il venerdì”, 17 aprile 2020

Immagine da Wikimedia Commons: Francisco Goya, Caprichos 51: Se repulen, 1797-99

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