Che la crisi in atto non sia solo sanitaria, è ormai chiaro. L’auspicio che si va facendo strada è che il “dopo” non sia una semplice ripresa nella continuità, ma diventi l’occasione per un ripensamento più generale del modello di “sviluppo” che ci ha condotto in questo cul de sac. In tutti i settori, compresi, naturalmente, quelli del patrimonio culturale e del paesaggio.
Anche in questi campi, infatti, la crisi attuale sta funzionando come una cartina al tornasole delle distorsioni, lacune, errori che si sono accumulati in particolare nell’ultimo quinquennio.
In attesa di affrontare una disamina della situazione per quel che riguarda la gestione di patrimonio culturale e paesaggio, vi proponiamo alcune delle analisi pubblicate in questi giorni a sostegno della necessità di un ripensamento radicale del nostro modello economico e culturale.
Anna Maria Bianchi Missaglia, L’Angelo sterminatore e il dopo Coronavirus, 27 marzo 2020
Tomaso Montanari, E se riflettessimo sulla nostra “normalità”?, 9 marzo 2020
Felice Roberto Pizzuti, Servizi e infrastrutture, spazio anticiclico, 19 marzo 2020
Guido Viale, Domanda e offerta i focolai del contagio e la Fortezza Europa, 19 marzo 2020
Rete dei Numeri Pari, Andrà tutto bene se…, 28 marzo 2020
Immagine in evidenza da Wikimedia Commons: Proiezione dell’artista Matías Segura durante la protesta di Santiago del Cile nell’ottobre 2019