La Regione Toscana è stata la seconda a darsi, sia pure fra furibonde polemiche di cavatori, costruttori di porti turistici, speculatori vari, un Piano paesaggistico efficace e, con l’assessore
del tempo, Anna Marson, anche una legge urbanistica non ispirata alla contrattazione coi privati (come la maggioranza delle norme regionali, incluse quelle, pessime, dell’Emilia-Romagna). Ma c’è qualche Giunta di centrodestra (nella sostanza) come quella eletta mesi fa a Capalbio, uno dei siti più esposti alla speculazione e più delicati, che se ne sta infischiando di Piani e leggi assumendo delibere di Giunta a vapore con le quali schiva (illegalmente, credo) le regole del Piano e fa un po’ come gli pare e piace. A vantaggio dell’edilizia di speculazione e a svantaggio dell’agricoltura tipica e dei pascoli che sono, con un turismo meglio organizzato e sostenibile, la vera ricchezza del vasto Comune, dal Tirreno all’alta collina.
Lo denunciano Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Carteinregola, Green Italia, Coordinamento produttori biologici in un fitto e argomentato documento contro l’attuale Giunta di Capalbio (Grosseto) guidata da alcuni mesi dal geometra Settimio Bianciardi. Un ex Pci di peso, protagonista delle politiche edilizie del centro maremmano quando si parlò di un “partito dei geometri”. A partire dal mega-parcheggio sotto le mura, largamente fallito come impresa economica (si riempie giusto il mese di agosto e nei week end estivi) dietro il quale si aggira il sospetto di una robustissima piattaforma per qualcos’altro: magari per una bella serie di villette a schiera con tanto di garage incorporato…
Insediato da poche settimane, Settimio Bianciardi ha posto in conferenza stampa un problema inaspettato: dare a tutti i capalbiesi una casa. Inaspettato perché la popolazione del Comune, raggiunta la punta di 4.306 residenti nel 2009 è scesa a 4.068 nel 2018. Gli immigrati non sono pochi, il 16 %, soprattutto Romeni, integrati nei lavori agricoli e turistici. Ma stabili. E allora? Forse una tecnica psicologica per preparare il terreno a nuove edificazioni diffuse.
Quando Bianciardi venne eletto, qualcuno soffiò all’orecchio mio e di altri: “Vedrete che rispunterà il Golf…” Puntualmente rispuntato. Fu una delle ultime campagne polemiche di un coraggioso urbanista milanese trapiantato qua come tecnico e come agricoltore biologico, Valentino Podestà, purtroppo scomparso poco dopo. Nel 2103 una società facente capo ad un avvocato calabrese aveva presentato il progetto per un golf con tanto di Club House in una zona delicatissima: sul Lago Aquato che appare e scompare a seconda della intensità delle piogge e dove i vigneti doc lasciano il posto a pascoli anch’essi utili all’economia locale nella quale il Pecorino, soprattutto il Capalbiaccio, potrebbe avere ben altro mercato, insieme ai vini e all’olio d’oliva di pregio, se esistesse uno straccio di politica locale a loro favore.
Podestà constatò che sul Lago Aquato, oltre la Sgrilla e Monteti, nell’area dell’ipotizzato Golf, c’erano due ruderi agricoli, uno di 34 e l’altro di 64 metri quadrati ai quali “aggrapparsi”. Nient’altro. Gli fu facile dimostrare che “un centro golf a nove buche consuma fra gli 800 e i 1000 metri cubi d’acqua al giorno, quasi l’85 % dei consumi idrici di Capalbio”, dove il servizio alle abitazioni d’estate fatica già non poco soprattutto nel borgo medioevale e promette erbicidi e pesticidi a schiovere. Progetto bocciato a tutti i livelli, seccamente in Regione. Ebbene, la Giunta Bianciardi ora lo ripropone con un albergo da 50 posti letto e cubature di 2.500 mc per questo e per alcuni agri-alberghi vicini (in modo di acquisire consensi a quell’insidioso progetto).
Tutto ciò rientra in un pacchetto di misure urbanistiche ed edilizie decise – fanno notare le associazioni naturaliste – senza alcun procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), senza aver svolto la conferenza di co-pianificazione prescritta quando i terreni siano esterni al “perimetro del territorio urbanizzato”, utilizzando invece la “procedura semplificata”. Una serie di misure a vantaggio dell’edilizia e a detrimento di agricoltura e zootecnia: a) tettoie impermeabili fino al 40 % della superficie coperta a servizio delle aziende; b) bonus essenzialmente in volumetrie edilizie; c) riduzione da 3000 a 1000 mq delle pertinenze agricole se si costruiscono ville; d) rarefazione della densità arborea da una pianta ogni 20 mc ad una ogni 100 mc in presenza di nuove edificazioni; e) trasferimenti di volumetrie fino a 2000 mc fra aziende agricole dell’intero Comune (molto vasto, ben 187 Kmq). Insomma, meno olio, vino, pecorino o ricotta e più cemento. La solita, decrepita, sfruttata ricetta del passato. Senza futuro.