Manlio Lilli, Otranto, il porto turistico “stagionale”, come la tutela del paesaggio

Il Consiglio di Stato ha deciso. I pontili del porto turistico di Otranto dovranno essere smontati ogni inverno e rimontati d’estate. La vicenda, che si trascina da anni, al suo

epilogo. Nel comune del salento, che richiama il turismo balneare durante la bella stagione, l’infrastruttura ci sarà l’estate e non l’inverno. Otranto, il cui borgo antico é stato riconosciuto come patrimonio culturale dell’Unesco nel 2010, tollererà i pontili per qualche mese all’anno, facendo finta che la loro presenza non nuoccia al paesaggio. Più propriemente alla vista del Bastione dei Pelasgi.

Era il 2007 quando Società italiana per Condotte d’Acqua presentò una richiesta di concessione demaniale marittima per costruire e gestire un porto turistico, raccogliendo le richieste del Comune attraverso la pubblicazione di un project financing. La soluzione progettuale posta in gara e preferita alle altre concorrenti dalla conferenza di servizi, gestita dalla Regione Puglia, che autorizzò la società a passare alla fase della progettazione definitiva. Poi una serie infinita di passi in avanti e successivi dietrofront, compreso il parere negativo della Direzione regionale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e paesaggistiche della Puglia nel marzo 2014. Parere negativo suggerito dal fatto che l’intervento “si configurerebbe quale opera stabile non avente i requisiti di reversibilità e stagionalità già valutati e ritenuti i soli idonei e compatibili con il contesto interessato … e, pertanto, comporterebbe l’alterazione permanente dell’integrità visiva e della cornice ambientale dei beni tutelati”.
Parere del Mibact reso ininfluente dalla deliberazione del Consiglio dei Ministri, che nello stesso anno approvava il progetto.
Finalmente nel settembre 2016 l’accordo di programma, alla presenza del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti e del sindaco di Otranto Luciano Cariddi. Superate le contrarietà, sembrava. “E’ evidente che ogni iniziativa umana ha un impatto sull’ambiente, non lo possiamo negare, bisogna però fare una valutazione e capire se quest’opera ha una utilità e una prospettiva e il gioco vale la candela. In questo caso, il gioco vale la candela ed è una decisione che ha preso tutta la Puglia assieme alla municipalità di Otranto”, affermava Emiliano.
“C’é una visione di sviluppo territoriale. Si punta al turismo di lusso, valorizzando anche i parchi naturali, recuperando monumenti come il Castello, l’ex convento Cappuccini, Torre Matta e costituendo un’area marina protetta”, precisava il sindaco. Allora si strizzava l’occhio a Briatore, intenzionato ad aprire il Twiga nel centro litoraneo. Ma anche dopo l’addio da parte dell’imprenditore il progetto del porto ha continuato ad essere una priorità. Fino ad essere realizzato grazie ad un finanziamento regionale e comunitario. Un porto che fornisce ospitalità a 260 posti barca con pontili attrezzati dei servizi necessari.
Ma anche un porto sul quale gravano le prescrizioni di smontaggio stagionale dei pontili galleggianti da parte della Soprintendenza. Bocciate dal Tar di Lecce, accogliendo il ricorso del Comune, nel febbraio 2017.
Ora la sentenza del Consiglio di Stato. Sentenza nella quale si rileva che i pontili erano stati autorizzati come stagionali, ma che il Comune “dissennatamente” ha realizzatio come fissi. Chiedendo solo successivamente di mantenerli fissi adducendo che l’eccessiva onerosità dei costi induceva a quella scelta. Per questo il Consiglio di Stato ha scritto che il Comune sapeva dall’inizio che erano stagionali e che è stato superficiale a non considerare i costi dello smontaggio sin dall’inizio. Così i 42 elementi lunghi 12 metri e larghi 3 che costituiscono le banchine dovranno essere rimossi. Ogni anno. Circostanza questa che presenta costi elevatissimi e problemi considerevoli per il sindaco. “Secondo un progetto sviluppato dal Comune, i costi stimati dell’operazione raggiungerebbero gli 800 mila euro l’anno, e la soluzione del deposito a terra dei pontili smontati è stata già valutata negativamente dalla commissione paesaggistica che la ritiene di gran lunga più impattante del mantenimento in mare e che anche la Capitaneria di Porto l’ha considerata pregiudizievole per la sicurezza e le operazioni portuali”, ha detto Cariddi. Già perchè i pontili “una volta messi a terra equivalgono all’ingombro di un palazzo di tre piani”.
Decisione ineccepibile per la Soprintendente Maria Piccarreta. “E’ un problema di squisita tutela paesaggistica … Il parere è un atto che … è esclusivamente basato sull’analisi del progetto in riferimento al valore paesaggistico, in questo caso, dello specchio d’acqua sul quale insiste”. Sarà certamente così. Ma la sensazione che questa tutela “stagionale” non sia un granchè rimane. Il dubbio che la vista del Bastione dei Pelasgi, cioé l’elemento del paesaggio al quale le strutture del porto turistico nuocerebbero maggiormente, sia da salvaguadare durante la stagione invernale ma non nel corso di quella estiva, non convince fino in fondo. Anzi, per niente.
A questo punto non rimane che una cosa da fare. Ad Otranto andarci d’inverno. Per vedere il Bastione dei Pelasgi senza intralci.

 

http://il-barone-rampante.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/03/10/otranto-il-porto-turistico-“stagionale”-come-la-tutela-del-paesaggio/

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