Al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo hanno le idee chiare, a quanto pare. Il volontariato é una risorsa della quale non si può fare a meno. Anzi, é un bancomat illimitato dal quale si può prelevare, quasi senza alcun costo. Cos’altro pensare leggendo l’ennesimo
bando rivolto alla selezione di un’associazione di volontariato senza scopo di lucro? Pochi giorni fa, pubblicato sul portale del Mibact un “Avviso” rivolto all’individuazione di figure di volontari “per attività di collaborazione in ordine alla raccolta di informazioni e documentazioni inerenti il patrimonio archeologici, architettonico, storico e artistico nel periodo tra il 1 marzo 2018 al 31 dicembre 2018”.
Tutto specificato, ci mancherebbe. Insomma nessuno spazio a possibili fraintendimenti. Fortunatamente, forse. Oppure, no. Dipende dai punti di vista.
“E’ previsto un contributo a titolo di rimborso spese, per venti giorni al mese, per un costo lordo non superiore ad euro 27,50, per ciascun volontario impiegato per una giornata di attività della durata massima di 4 ore”. Dichiarato l’impegno della Direzione generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio. Così come i requisiti richiesti. “L’Associazione di volontariato senza scopo di lucro deve dimostrare il possesso di un’esperienza almeno triennale nel settore della tutela del patrimonio culturale triennale”, si afferma.
La pubblicazione dell’Avviso ha alimentato rabbia e delusione di tanti addetti ai lavori. Insomma, di archeologi, architetti e storici dell’arte. Quelli che hanno deciso di farne una professione. Quelli che hanno deciso di investire anni e risorse nel coltivare il sogno di lavorare nel settore dei Beni culturali. Dopo lauree e specializzazioni, dottorati e post dottorati. Dopo esami e ricerche, pratica nei cantieri e magari pubblicazioni scientifiche.
Le associazioni di categoria hanno fatto comunicati, dopo che tanti professionisti hanno lamentato l’ennesima ingiustizia. Già perchè l’”Avviso”, anche quell’”Avviso”, che al Mibact hanno pubblicato forse senza tanto ponderare, é apparso proprio così a tanti ex ragazzi e ragazze pieni di sogni ormai uomini e donne disillusi. E’ sembrato un’offesa a quel che hanno fatto e a quel che sono. Universitari che si sono guadagnati sul campo il titolo di professionisti. Tra molte difficoltà e non di rado, tante rinunce. Anche per questo motivo l’Avviso sembra loro un’umiliazione. L’ennesima.
Il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo é colpevolmente artefice di questo scempio. Colpevole di svilire un patrimonio umano contraddistinto da qualificate competenze utilizzate a singhiozzo. Sostanzialmente in maniera alternativa ai volontari. Il Ministero é colpevole di aver alimentato questa insana competizione tra ambiti che dovrebbero avere mansioni differenti. Il ministro Franceschini é responsabile di questa deriva economicista dei Beni culturali. I volontari sono a costo zero o comunque irrisorio. Per questo possono essere impiegati dovunque. Quasi senza esclusione. E poco importa se nella maggior parte delle attività nelle quali sono impiegati dovrebbero essere chiamati archeologi e storici dell’arte, ma anche architetti. Si é deciso di scegliere la soluzione che comporta una spesa esigua senza badare alla qualità del lavoro svolto. Quanto tutto questo non sia il risultato di semplici coincidenze, ma di un disegno scellerato che prevede l’utilizzo di volontari al posto dei professionisti dei beni culturali, appare sempre più chiaro. Quel che rimane ancora incerto è capire se il ministro Franceschini conosca davvero le condizioni dei migliaia e migliaia di archeologi e storici dell’arte disseminati per l’Italia. Se conosca delusione e rabbia di tanti di quei professionisti ad ora, precari sclerotizzati.
Il ministro con orgoglio rivendica l’assunzione, scaglionata, di 1000 unità, ma dimentica di ricordare come le sue politiche sul volontariato “selvaggio” abbiano privato i professionisti dei Beni Culturali di occasioni di lavoro. E come queste misure abbiano aumentato lo scontento. Volontari nelle Biblioteche e negli Archivi. All’Università e naturalmente in Soprintendenza. Nei Musei, ma anche al Cnr. Volontari che scavano e fanno manutenzione. Che si occupano dell’accoglienza e delle guide. Che schedano materiali antichi e “raccolgono documentazione e informazioni sul patrimonio archeologico, architettonico e storico e artistico”, come nell’ultimo Avviso. Insomma volontari al lavoro, anche se non retribuito e professionisti a casa.
Quanto sia scriteriato procedere in questo modo lo dovrebbe suggerire il buonsenso, in mancanza di una reale capacità di intraprendere politiche culturali che non escludano ma coinvolgono. Quanto sia controproducente alla distanza questo miope procedere lo dovrebbero suggerire le esperienze del passato. Quanto sia ingiusto e per certi versi pericoloso “tagliare” intere generazioni di professionisti, lo dovrebbe indicare l’etica personale.
Il Ministro Franceschini non sembra curarsi di questo. Anche per questo non ha alcuna giustificazione.