Non é la prima volta che si richiedono fondi comunitari per realizzare opere pubbliche che poi rimangono incomplete. Inutilizzabili. Risorse vere per progetti
fantasma. Chi ha pensato che la questione riguardi solo ponti e strade, acquedotti e scuole, ospedali e porti rimarrà sorpreso. Già perché ad arricchire le liste di quei lavori iniziati e mai finiti ci sono anche alcune aree archeologiche. Come quella di Terina, presso Sant’Eufemia Vetere, nel territorio di Lamezia Terme. Il finanziamento assicurato nel 2013 dal POR Calabria 2007/2013 avrebbe dovuto restituire un parco archeologico fruibile. Il milione di euro disponibile contemplava “Lo scavo, il restauro e la valorizzazione degli scavi” della città fondata nel V secolo a. C. Eppure i pochi turisti che vanno sul posto trovano solo un’area recintata. Inaccessibile. All’interno non si vede nulla, a parte la vegetazione infestate che ha ricoperto ogni resto antico. Se non fosse per il cartello “Scavi archeologici (Terina)” che si legge sul cancello, si potrebbe pensare di trovarsi nel posto sbagliato.
Si fa davvero fatica a capire come siano stati impiegati gli 801.770,20 euro effettivi disponibili, dei quali 382.051,72 serviti per gli “scavi archeologici”, oltre a, tra gli altri, 15mila euro per la “Realizzazione di un sistema informativo per la promozione e la fruizione del patrimonio archeologico del parco archeologico”. Infatti sono in molti a chiederselo. A partire dall’europarlamentare Rosa D’Amato del M5S, che ad ottobre 2017 ha presentato un’interrogazione scritta per chiedere se “Vi siano gli estremi per procedere al recupero dei finanziamenti concessi”. Già perché, nonostante le rassicurazioni di Paolo Mascaro, sindaco di Lamezia Terme fino allo scorso dicembre, quando il Comune é stato sciolto per voti illeciti, il Parco continua ad essere chiuso e in abbandono.
Così non sorprende che la commissaria Ue alle Politiche regionali, Corina Cretu, abbia dichiarato che “se dovesse essere confermato che il progetto del parco archeologico di Terina … non è operativo, le autorità di gestione italiane avranno tempo fino al 31 marzo 2019 per impegnarsi a completarlo con fondi nazionali”. Nel caso contrario “l’importo Fondo europeo di sviluppo regionale finora investito nel progetto verrà recuperato durante la chiusura del programma Calabria Fesr 2007-2013”.
“Si attivi subito per rendere operativa la struttura o dovrà restituire i fondi all’Ue”, ha commentato D’Amato, rivolgendosi alla Regione.
In ogni caso una brutta figura. Nella speranza che la storia di inefficienza e incapacità si concluda con il Parco restituito alla fruizione. Finalmente, dopo troppi anni di inaugurazioni che non hanno cambiato nulla e di promesse mai mantenute. Come quelle dell’ex sindaco Mascaro, che nel novembre 2016 inaugurando il Parco aveva sentenziato, “Ogni opera ultimata deve essere un’opera fruibile dalla collettività. Altrimenti non serve a nulla”. Parole in libertà.