Ce n’è per tutti i gusti. Dai castelli medievali alle ville rinascimentali, dagli isolotti ai fari, dai torrioni ai trulli, dai conventi ai casali, dai parchi naturalistici ai parcheggi, dalle ex-caserme alle ex-carceri, dagli ex-ospedali alle ex-fabbriche, dagli ex-istituti scolastici agli ex municipi, dai moderni edifici progettati dagli archistar ai suoli edificabili. Nel quadro delle iniziative previste dal cosiddetto “Sblocca Italia”, affaristi e speculatori hanno l’opportunità di realizzare investimenti immobiliari nel Bel Paese aggiudicandosi sottocosto proprietà pubbliche, vale a dire degli Italiani, di notevole pregio storico-artistico e sottoposte a vincolo da parte del
Ministero dei Beni Culturali. Basta collegarsi al sito Investinitalyrealestate.com e selezionare la tipologia di immobile desiderato, eventualmente anche il “profilo di rischio” (Core, Core plus, Value added, Opportunistic), per visionare foto, planimetrie e dati catastali delle attuali 323 proprietà disponibili, tra le quali figurano – solo per citarne alcune – l’ex Ospedale degli Innocenti (detto “dei Bastardini”) di Bologna, Palazzo Avogadro di Brescia, il faro di Capo Rizzuto, Villa Favorita di Ercolano, Villa Strozzi-Fabbricotti di Firenze, Villa Zeri di Mentana, Palazzo Nardini di Roma, Villa Chigi-Farnese di Siena, l’isola di San Secondo a Venezia e il castello Roccarespampani di Viterbo. Senza contare i suoli edificabili (definiti “aree da valorizzare”) in zone paesaggistiche estremamente fragili, come Cefalù o la martoriata Agrigento:
“Nella splendida cornice della Valle dei templi di Agrigento – si legge sul sito web – meta tra le più visitate della Sicilia, opportunità di valorizzazione di un’area ubicata in prossimità del centro cittadino e della stazione FS. La zona ben si presta ad essere riqualificata con la realizzazione di edifici residenziali, commerciali o turistico-ricettivi”.
Le vendite avvengono con trattativa privata o con bando pubblico. Buona parte degli immobili, pregni di storia e, soprattutto, di umanità, sono stati donati da illustri benefattori a Comuni, Università o allo Stato italiano allo scopo di essere destinati a funzioni di pubblica utilità (culturale, sociale, scientifica, sanitaria, terapeutica). Prendiamo il complesso residenziale Meyer di Firenze, nella cui descrizione analitica si legge:
“Il complesso di edifici a uso residenziale, si trova in posizione centrale, appena fuori dalla cerchia dei viali che circondano il centro storico di Firenze. Nel 1891 è stato costruito a Firenze come una delle prime strutture dedicate esclusivamente alla cura dei bambini in Europa. Il marchese Giovanni Meyer insieme alla moglie si dedicò inizialmente all’ospedale, per poi donarlo alla città. Il progetto è il primo edificio costruito dall’architetto Giacomo Roster ed è costituito da un corpo di due piani e un seminterrato ed è collegata, attraverso un tunnel, con gli altri tre corpi di cui il più piccolo con la pianta nel mezzo di forma ottagonale”.
Nella descrizione della Villa Zeri di Mentana, invece, è riportato:
“L’immobile, noto come Villa Zeri, è situato nel Comune di Mentana, alle porte di Roma. La villa è circondata da terrazzi e giardini con vista sul Monte Gennaro e sul Terminillo e comprende terreni utilizzati per attività agricola. Il compendio, un tempo sede della Fondazione Zeri, custodisce al suo interno una delle più ampie raccolte di epigrafi romane, di notevole valore storico e artistico per la loro singolarità e ricchezza, collezionate da Federico Zeri, uno dei più autorevoli studiosi di storia dell’arte di sempre, che ha donato la sua casa museo all’Università di Bologna ‘Alma Mater Studiorum'”.
Illustri benefattori il cui unico errore è stato quello – se così possiamo dire – di confidare nella disponibilità dello Stato italiano, e delle istituzioni, a realizzare le loro filantropiche volontà testamentarie. Purtroppo per loro, lo Stato nel quale hanno confidato, incapace di mettere a frutto quell’inestimabile patrimonio, non ha saputo fare altro che vendere (svendere, in realtà) al miglior offerente quanto indegnamente incamerato.