La notizia circolava da mesi tra gli studiosi, ma ora é ufficiale, come scrive Antonio Carioti sul’edizione cartacea del Corriere della Sera del 1 dicembre. La Biblioteca Laurenziana di Firenze rischia di essere off limits. A rischio la sala per gli studiosi. Il motivo? Semplicissimo! Il Ministero per i Beni e le Attività culturali non versa l’affitto di 50mila euro alla Curia fiorentina proprietaria degli spazi della Basilica di San Lorenzo.
Che non si tratti di una biblioteca qualsiasi lo attestano i circa 11mila manoscritti conservati e
la loro specificità. Non solo quelli contenenti le opere di Tacito, Plinio, Eschilo, Sofocle, e Quintiliano, il Virgilio corretto nel 494 da Turcio Rufio Aproniano Asterio, ma anche il più antico testimone del Corpus Iuris Civilis di Giustiniano, copiato poco tempo dopo la sua promulgazione. Ancora, una delle tre raccolte complete dei Dialoghi platonici in carta bona, donata da Cosimo il Vecchio a Marsilio Ficino perchè la traducesse, il codice Squarcialupi, unica fonte della musica profana fra Trecento e Quattrocento, alcuni autografi di Petrarca e Boccaccio, le Storie del Guicciardini con interventi dell’autore e la biografia, autografa, di Benvenuto Cellini. In aggiunta una raccolta di circa 2500 papiri, risultato delle campagne di scavo italiane in terra d’Egitto. Insomma un patrimonio documentario pressocchè unico, che dovrebbe costituire vanto per l’Italia, oltre che essere una palestra insostituibile per schiere di studiosi non solo di casa nostra.
La circostanza che il Ministero abbia tagliato la somma stanziata a questo scopo lascia interdetti. Tanto più in quanto la situazione di incertezza va avanti dall’inizio dell’anno. Così, se finora la sala studio non è stata chiusa é solo grazie alla sensibilità ecclesistaica. Il mancato pagamento motivato dai tagli alla spesa pubblica per gli affitti. Così si dice. Anzi, così si diceva. Già, perché sembra che al Ministero abbiano cambiato idea. “Sto seguendo il caso in prima persona e lunedì incontrerò a Roma la direttrice Rao per esaminarne tutti gli aspetti. Ma posso assicurare che la sala studi resterà di pertinenza della Laurenziana”, ha detto Nicola Macrì, direttore generale per le biblioteche e gli istituti culturali.
Chiedersi come sia possibile “tagliare” sulla Biblioteca Laurenziana e più in generale sulla voce biblioteche é naturale. Naturale per chi non riesce a capire quale sia davvero il discrimine per decidere cosa sia superfluo, cosa sia necessario. Naturale per chi continua a pensare che ci siano luoghi della cultura che non é possibile dismettere. Ai quali non é possibile rinunciare.
“Purtroppo negli anni scorsi il patrimonio bibliotecario é stato trascurato, ma oggi c’é una sensibilità nuova da parte del ministro Dario Franceschini”, si è affrettato a sostenere il presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali. Visto quel che accade non solo alla Laurenziana ma anche in diverse altre importanti biblioteche italiane, credergli sarebbe un atto di fede. Ingiustificato oltre che inutile.