Sfregiata dai crolli nel centro storico e dalle nuove piazze realizzate senza alcun criterio urbanistico, oggi la città di Cosenza può ‘vantare’ un’ulteriore deturpazione. Da qualche settimana è stata sollevata l’antenna di un ponte che ferisce come una gigantesca lama il panorama della città, il verde paesaggio silano e presilano. Era tutto ciò che allietava gli occhi dei cittadini e dei visitatori, pronti a cogliere l’amenità dei luoghi naturalistici che si estendono appena fuori la città. L’altissima antenna, 104 metri, visibilissima da tutti i punti cardinali, si erge come un corpo fuori scala in attesa di essere spostato, invece rimarrà per sempre nella città dei Bruzi con il resto dell’opera lunga 120 metri.
Il ponte di Calatrava è un progetto che risale a circa venti anni fa, è costato milioni e milioni di
euro e pare essere una copia della copia dell’unico ponte che l’architetto spagnolo ha disegnato. Si aggiunge ai diversi ponti realizzati nei secoli sui due fiumi cosentini, ma a differenza di questi crea un problema estetico alla città. È anche per questo motivo che, nella prima settimana di agosto, i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale di Cosenza si sono recati nella sede della Soprintendenza ai Beni archeologici per verificare se e quando è stata rilasciata l’autorizzazione paesaggistica per la costruzione del ponte di 800 tonnellate. Il soprintendente Mario Pagano (rinviato a giudizio per le questioni relative a Punta Scifo di Crotone) ha incaricato gli uffici di procedere con le verifiche in archivio, dalle quali è emersa solo la convocazione di una conferenza dei servizi risalente al 2004. Non è stato trovato il verbale di chiusura, che, secondo Pagano, potrebbe essere rimasto tra le carte del predecessore. L’ipotesi della Soprintendenza è che l’autorizzazione sia stata rilasciata, ma che si sia persa nelle carte dei precedenti soprintendenti. L’autorizzazione paesaggistica, però, ha una validità di cinque anni e se la conferenza dei servizi è stata chiusa con esito positivo nel 2005, la Soprintendenza dovrebbe aver ricevuto almeno un paio di richieste di rinnovo. Ma anche di queste non v’è traccia.
Mettendo da parte le beghe burocratiche, sebbene possano essere determinanti in casi del genere, è necessario evidenziare il mancato rispetto del paesaggio, degli articoli del codice che lo tutela e delle intenzioni del Mibact che ha anche istituito la ‘Giornata nazionale del Paesaggio’, allo scopo di “richiamare il paesaggio quale valore identitario del Paese e trasmettere alle giovani generazioni il messaggio che la tutela del paesaggio e lo studio della sua memoria storica costituiscono valori culturali ineludibili e premessa per un uso consapevole del territorio e uno sviluppo sostenibile”.
A questo punto, però, la realizzazione del nuovo ponte di Cosenza impone alcune riflessioni sull’importanza dei codici, sulle Giornate nazionali, sulle attività delle associazioni ambientaliste e culturali, considerato che in Italia – soprattutto nel Meridione – gli interessi del cemento sovrastano ogni cosa e mettono a tacere ogni voce e il denaro stanziato per lo sviluppo di una terra disgraziata come la Calabria è usato a vantaggio dei soliti maneggioni pomposi. A cosa serve il ponte di Calatrava, costruito in un’area fino ad oggi semideserta, in una città che ne possiede tanti? A rovinare le visuali, a consumare suolo, a far perdere la memoria dei luoghi, cioè di quel paesaggio che “è la rappresentazione materiale e visibile della patria con i suoi caratteri fisici particolari, con le sue montagne, pianure, fiumi, rive, con gli aspetti molteplici e vari del suolo” (B. Croce).
Francesca Canino
Giornalista
8 Settembre 2017