Se uno dei candidati al concorso per 500 funzionari tecnici del MiBACT a una domanda sulle competenze dei tribunali amministrativi regionali (del tutto possibile, dato che il diritto amministrativo era fra le materie d’esame) avesse risposto “Non sapevo neanche che cosa fosse il TAR”, certamente sarebbe stato bocciato. Invece, uno dei 20 direttori dei musei nominati dopo la selezione internazionale, questa risposta l’ha appena data e per di più a un giornalista (R.it, 26 maggio 2017), contravvenendo perciò anche il codice di comportamento dei dipendenti del nostro ministero, che pone forti limitazioni alle comunicazioni con gli organi di stampa.
Recita infatti l’articolo 3 comma 8: “Il dipendente fatto salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali e dei cittadini si astiene da dichiarazioni pubbliche, orali e scritte che siano lesive dellimmagine e del prestigio dell’amministrazione. Le attività di informazione si realizzano attraverso il portavoce Fabio Tortosa fuori dalle forze dell’organo di vertice politico dell’amministrazione” … Peggio ha fatto un altro direttore di museo, che, lo stesso giorno, a proposito della giustizia amministrativa, ha dichiarato a un quotidiano: “Sono più scioccato per il ritorno dei Centurioni a Roma anchesso deciso dal TAR” (La Repubblica 26 maggio 2017 p.7); e a proposito della legge italiana ha aggiunto: “Ma se le norme sono davvero tali per cui i cittadini europei non italiani non possono essere assunti per ruoli dirigenziali, allora è la legge italiana a non essere in conformità con quella europea. E a quel punto l’Italia dovrà decidere se restare nell’Unione Europea a chiudere le frontiere e tornare indietro di cent’anni”. Poiché diversi dirigenti e funzionari assunti con i concorsi ordinari hanno ricevuto negli ultimi anni lettere di richiamo per aver violato gli articoli 3 e 12 del codice di comportamento, vale a dire per aver indetto conferenze stampa o rilasciato interviste senza averne informato l’ufficio stampa del Ministro, ci si chiede se le interviste appena citate siano state concordate. Non è infatti possibile che il Ministro, il quale ha subito dichiarato di voler rispettare le sentenze, condivida l’espressione pubblica di simili giudizi. Non possono, però, esserci due pesi e due misure, dato che il codice si applica anche agli autori di tali affermazioni, sebbene non siano cittadini italiani. Sempre che non si voglia cogliere l’occasione per riflettere sull’opportunità di mantenere in quel codice una norma di condotta così restrittiva.
Assotecnici 29 Maggio 2017