I giudici contestano i criteri di valutazione dei candidati dopo la selezione dei titoli, i colloqui a porte chiuse e la partecipazione di aspiranti direttori stranieri. Il ministro: “Tutto a norma di legge. Andiamo al Consiglio di Stato”. Schmidt (direttore degli Uffizi di Firenze): “Disastro se giudici bloccano la riforma”
“Faremo subito appello al Consiglio di Stato. Sono preoccupato per la figura che l’Italia fa nel resto del mondo, e per le conseguenze pratiche perché da oggi alcuni musei sono senza direttore“. Il ministro dei beni culturali Dario Franceschini annuncia ricorso dopo la decisione del Tar del Lazio che, in due sentenze depositate il 24 maggio, ha annullato le nomine di 5 dei venti direttori dei super-musei. Quelli coinvolti dalla sentenza sono le Gallerie Estensi di
Modena (direttore: Martina Bagnoli), il Museo archeologico nazionale di Taranto (Eva Degl’Innocenti), il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (Carmelo Malacrino), Museo archeologico nazionale di Napoli (Paolo Giulierini), Palazzo Ducale di Mantova (Peter Assmann).
La notizia è stata riportata dal Sole 24 Ore e rappresenta “un duro colpo” alla riforma voluta dal ministro, visto che ne fa vacillare l’impianto. Tre gli elementi contestati dai giudici: i criteri di valutazione dei candidati dopo la selezione dei titoli, i colloqui a porte chiuse e la partecipazione di aspiranti direttori stranieri. Perché “nessuna norma derogatoria consente al ministero di reclutare dirigenti pubblici Oltralpe“. Un punto sul quale replica nello specifico da Franceschini: “La selezione internazionale pubblicata sull’Economist per i direttori dei musei è stata originata da una norma di legge dell’Art bonus che ha individuato appositamente una procedura particolare”. Di fatto Eike Schmidt resta Direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze così come Cecile Holberg alla Galleria dell’Accademia di Firenze, perché il Tar del Lazio ha respinto il ricorso che riguardava la loro posizione perché la ricorrente “non ha potuto dimostrare l’illegittimità della sua estromissione“.
A fare ricorso al tribunale erano stati una “candidata alla direzione di Palazzo Ducale e della Galleria Estense di Modena” e “un candidato al ruolo di direttore di Paestum e dei Musei archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria“. Come ricorda il Sole, infatti, era possibile candidarsi per più posizioni. Il primo punto contestato dal Tar era la selezione dei candidati per il colloquio dopo avere passato la prima selezione basata sulla valutazione dei titoli. Secondo i giudici i criteri stabiliti, “magmatici“, non consentono “di comprendere il reale punteggio attribuito a ciascun candidato”. Oltre a questo, gli orali avvenuti a porte chiuse, senza testimoni. Su questo punto vengono citali i colloqui di alcuni candidati che sono stati sentiti “senza la presenza di uditori estranei, via Skype perché in Australia o negli Stati Uniti“. Il Sole ricorda che la riforma Franceschini ha assegnato prima a 20 musei – dove è già in vigore dal 2015 – e poi ad altri 12 “la piena autonomia organizzativa, scientifica, finanziaria e contabile e ha indetto una selezione internazionale per scegliere i direttori”.
“Mi lascia stupefatto che la sentenza del Tar parli di procedura ‘poco chiara e magmatica’ – ha aggiunto Franceschini -. La selezione internazionale dei direttori è stata fatta da una commissione assolutamente imparziale composta dal direttore della National Gallery di Londra, che è un inglese, dal direttore della più importante istituzione culturale di Berlino, che è un archeologo tedesco, dal presidente della Biennale di Venezia, e da una persona che è stata appena nominata consigliere dal presidente Macron. Mi pare che più garanzia di neutralità e trasparenza non ci potesse essere”. E ha specificato: “Ovviamente le sentenze intervengono solo di fronte a impugnazioni. E quindi il Tar si è pronunciato sui casi che sono stati oggetto di impugnativa, non sugli altri che restano in carica”.
“Non ho letto la sentenza del Tar“, tuttavia se il pronunciamento dei giudici “dovesse bloccare la riforma Franceschini rischieremmo la paralisi”, ha detto il direttore degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt. Uno stop ora “sarebbe tragico per la cultura italiana e, in generale, per l’economia visto che la cultura è uno dei principali traini. Sarebbe disastroso se tutto ricadesse negli interessi microscopici e particolari”. “Io quindi spero assolutamente di no- aggiunge-, anche perché i musei erano già pronti alla riforma”.