Comunicato di
Emergenza Cultura
Il 2016 è stata una buona annata per il turismo in Italia e quindi anche per il turismo culturale con aumenti rilevanti negli ingressi alle aree e ai monumenti archeologici e ai musei e con introiti maggiori. L’ha sottolineato il ministro Dario Franceschini accompagnato tuttavia da squilli di trombe onestamente esagerati. Perché?
Perché l’andamento del turismo in Italia è stato favorito – e non si può non dirlo – da due fattori evidenti: a) la situazione politica in Turchia, in Egitto, in Libia, nei Paesi del Maghreb segnata da guerre o da attentati continui sta favorendo Spagna, Portogallo, Grecia e Italia; b) il clima di paura che il terrorismo islamista ha diffuso e purtroppo radicato in Francia, soprattutto a Parigi, e in Belgio, con seri problemi ora per Berlino e la Germania.
Su quest’ultimo punto il ministro Franceschini non ha saputo neanche tacere: è infatti incorso in una gaffe francamente indecorosa. Ha infatti sottolineato il netto calo di visitatori registrato dal Louvre attribuendolo non al terrorismo di Charlie Hebdo, del Bataclan e di Nizza, che ha fatto precipitare del 20 % le presenze straniere a Parigi, bensì alla inferiorità di quel turismo museale fondato su pochi mega-musei (il Louvre appunto) rispetto “al modello italiano del museo diffuso”. Una gaffe della quale arrossire a lungo. Il confronto fra i due “modelli” va operato infatti in condizioni di normalità quanto meno pari. Cosa oggi impossibile.
Franceschini inoltre, e con lui i soliti “trombettieri” della carta stampata e della tv, non si sono curati minimamente di rilevare che l’incremento degli ingressi nelle grandi aree archeologiche, al Colosseo per esempio, o nei maggiori musei è avvenuto grazie all’abnegazione di un personale tecnico e di custodia sempre più ridotto, addirittura al di sotto dei limiti di sicurezza. Nonostante cioè i 3.300 posti non coperti nell’organico del Ministero, con vuoti gravi ad ogni livello. Vuoti coperti – dobbiamo denunciarlo – con personale a tempo determinato o, addirittura, con volontari (persino alla Galleria Borghese). Insomma sulla pelle di migliaia di giovani storici dell’arte, archeologi, architetti, laureati in beni culturali costretti da gran tempo al precariato o alla inoccupazione.
Che il ministro competente si vanti di tutto ciò fa parte di un cinismo politico ben noto. Ma che il coro dei media, con rare eccezioni, intoni con lui una sorta di Gloria generalizzato è veramente scandaloso.
10 Gennaio 2017